Babilonia chiude?
Il mensile gay "Babilonia" sta rischiando la chiusura. E' quanto si apprende da una mail inviata a varie testate dal direttore del giornale Lucia Contin. Stando alle sue parole, le uscite della rivista cartacea sono state momentaneamente sospese per motivi economici: "In tutti questi -dice il comunicato- anni c'è sempre stata la speranza di riuscire ad ottenere qualche segnale positivo da parte degli inserzionisti. senza i quali, purtroppo, il giornale non può avere una sua indipendenza economica. Dopo oltre quattro anni di autofinanziamento l'editore ha posto un fermo. [...] Cercheremo, fin dove ne avremo la possibilità, di ritornare in edicola. Pensiamo di uscire prima di fine anno con un numero speciale che raccolga un anno di attività. Questo è quanto. Ci spiace moltissimo ma non abbiamo altra scelta".
"Babilonia" è stato fondato nel lontano 1982. La novità era una distribuzione capillare in edicola e non solo in negozi specializzati come avveniva ai tempi.
Nel 1999 la rivista entrò in crisi: l'uscita di riviste gratuite gay come "Guide", "Pride", "Lui", "Clubbing" ed altre presero via via quote di mercato portando la rivista, fino ad allora quasi monopolista, ad una fetta di mercato molto inferiore alla precedente.
Cinque anni più tardi si aggiunse anche una crisi economica: quando la chiusura pareva ormai inevitabile, la testata viene rilevata da un nuovo editore. In quell'occasione, però, quasi tutte le ultime firme storiche del giornale lasciano la testata alla volta delle riviste gratuite concorrenti. Il giornale, inoltre, prese una piega molto più "generalista" inquadrando i lettori come consumatori e abbandonando del tutto la lotta politica legata alla causa omosessuale. Si arriva quasi al paradosso per cui in Italia -contrariamente a tutto il resto d'Europa- sono i mensili gratuiti ad occuparsi di politica ed attualità mentre quello a pagamento si occupa di costume, tendenze e prodotti.
Nel 2005 si cercò di invertire questa tendenza tornando ad occuparsi di tematiche gay: i risultati non furono quelli sperati e nell'anno successivo si tentò di correggere il tiro tornando ad occuparsi anche di costume e di moda.
Oggi la rivista è entrata in una nuova crisi economica e non ci resta che attendere per conoscere le sue sorti.