La Corte Suprema conferma il "Don't ask, don't tell"


Qualche giorno fa, Barack Obama aveva proclamato giugno 2009 come mese dei diritti LGBT. Ma a quanto pare la Corte Suprema statunitense non la pesa allo stesso modo. E' di lunedì, infatti, il pronunciamento secondo cui gli omosessuali dovranno continuare a nascondere le loro preferenze sessuali se vorranno continuare a prestare servizio nelle forze armate degli Stati Uniti d'America.
La sentenza è la conseguenza di un ricorso al principio del "Don't ask, don't tell" (non chiedere, non dire) introdotto nel 1003 dall'amministrazione Clinton, secondo cui un militare omosessuale può restare nelle forze armate solo fintanto che le sue preferenze sessuali non vengono dichiarate o non agiscono in modo da rivelarle.
Obama aveva annunciato che avrebbe abolito tale divieto, ma poi ha fatto marcia indietro annunciando che prima si sarebbe confrontato con i vertici militari del Pentagono.
Si calcola che negli anni siano stati più di diecimila gli omosessuali estromessi dopo aver fatto coming out (il 41% erano parte dell'esercito, il 27% nella marina e il 22% nell'aeronautica). Centinaia di loro erano specialisti di alto livello in campi strategici come, ad esempio, ingegneri nucleari, esperti missilistici o specialisti in guerra chimica e biologica. Proprio pe questo in molti sostengono che questa norma -giustificata da una teoria secondo la quale la presenza di militari gay o lesbiche mette a rischio l'efficienza delle forze armate- vada a danneggiare l'esercito anche nelle sue capacità logistiche ed operative, avendo allontanato anche personaggi fondamentali all'interno dell'organico.
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