Lo scandalo dei pompieri nella Milano del 1909


Correva l'anno 1909 e Milano fù lo scenario di uno dei grandi scandali legati all'omosessualità che la storia italiana ricordi.
Il "Corpo dei pompieri" della città meneghina era un vero e proprio vanto, ma fra la popolazione circolavano alcuni mormorii circa la condotta sessuale di alcuni dei vigili del fuoco. Ad ufficializzare la cosa fù Il Corriere della Sera che il 23 marzo 1909 pubblicò un articolo parlando di un'inchiesta su tali ipotesi condotta dalla giunta comunale proprio su invito del Comando dei Vigili del fuoco.
La pietra dello scandalo erano alcune voci che riguardavano gentiluomini della Milano per bene che nottetempo si intrufolavano nella caserma per avere rapporti omosessuali con alcuni dei vigili del fuoco. In alcuni casi a tali prestazioni sarebbero seguiti anche dei pagamenti, tant'è che il giornalista del Corrriere sottolineò come alcuni pompieri indossassero capi costosi e conducessero una vita da signori.
L'inchiesta portò all'individuazione di quindici persone che vennero esonerate dal servizio o, nel caso dei quattro reo confessi, licenziati. E' da sottolineare come non venne coinvolta la magistratura in quanto tutte le persone coinvolte erano maggiorenni e gli atti sessuali non erano consumati in pubblico: ciò non toglie che all'epoca l'omosessualità era vista come una depravazione.
Il giornale satirico "L'uomo di pietra" alimentò ulteriormente le tensioni: pubblicò una vignetta dove i pompieri erano raccolti attorno alla Tavola Rotonda in compagnia dell'assessore Candiani (che immediatamente citò per diffamazione l'editore) e citò il nome del figlio del sindaco di Milano Andrea Ponti (che schiaffeggiò in pubblico uno degli editori del giornale, venendo poi denunciato per aggressione). Un illustre avvocato fece il nome di un suo collega sostenendo che fosse coinvolto: la vicenda portò dapprima ad insulti e poi ad un chiarimento a colpi di fioretto in un duello organizzato alle prime luci dell'alba (duello che durò poco perché entrambi si ferirono contemporaneamente nei primi minuti).
Insomma... per farla breve la tensione era crescente e la gente voleva sapere i nomi dei gentiluomini coinvolti nello scandalo, criticando l'amministrazione comunale che non faceva trapelare nulla.
La discussione si spostò anche nella aule del potere dove, nel cordo di un consiglio comunale, l'opposizione criticò la sospensione e il licenziamento dei quindici pompieri coinvolti, facendo notare come risultasse che in almeno un caso la data riportata sull'esonero fosse antecedente a quella dell'ordine di esonero. Il pubblico applaudì il consigliere difensore dei pompieri e il sindaco, il marchese Ettore Ponti, sentendosi ferito negli affetti familiari e sul suo operato, presentò le proprie dimissioni.
Ben presto (per l'esattezza il 30 aprile) anche il resto della giunta comunale si dimise non essendo riuscita a convincere il sindaco a recedere alla sua decisione. A quel punto l'intero scandalo uscì dalle cronache dei quotidiani, quasi ci fosse la volontà di non alimentare ulteriormente la vicenda che già aveva generato molte tensioni e calunnie.
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