Licenziato per aver proposto sesso gay in uniforme
La vicenda ha avuto inizio nel lontano 2004, quando un poliziotto di Roma ha sporto denuncia per un'aggressione subita da due ragazzi che aveva invitato a casa sua. Durante le indagini, però, i suoi colleghi hanno trovato sul suo computer le tracce di alcune chattate su siti di incontri gay, dove l'uomo si diceva disponibile ad indossare l'uniforme durante gli incontri di sesso.
Quel ritrovamento ha fatto completamente invertire la direzione delle indagini e e la vittima dell'aggressione è diventato l'accusato: la polizia ha aperto un procedimento disciplinare nei suoi confronti per aver violato l'onore della divisa ed essere venuto meno ai doveri del corpo di appartenenza. Come se ciò non bastasse, l'uomo è stato contemporanemante accusato di aver simulato l'aggressione che secondo il parere dei suoi superiori sarebbe stata scatenata da un gioco erotico finito male (accusa, quest'ultima, dalla quale il poliziotto è stato assolto in primo e secondo grado).
L'uomo è stato così destituito da tutti i suoi incarichi mentre i suoi avvocati hanno fatto ricorso al Tar sostenendo una "disparità di trattamento, ingiustizia manifesta, sproporzionalità tra infrazione e sanzione". A sei anni dai fatti, il Consiglio di Stato ha pronunciato l'ultima parola sulla questione, anche se probabilmente in molti si sarebbero aspettati una decisione molto diversa: la corte, infatti, sostiene di aver ravvisato da parte del poliziotto "un grave comportamento contrastante con i doveri assunti con il giuramento". Secondo la sentenza, infatti, il fatto di essere rimasto coinvolto in quella vicenda è "in contrasto con i doveri di lealtà e correttezza assunti con il giuramento".
Ad oggi gli aggressori dell'ormai ex-poliziotto non sono stati individuati.
Via Gay.it