Gay picchiati? Secondo monsignor Babini, sono loro che provocano
Sembra sempre più una vera e propria crociata contro l'omosessualità quella intrapresa dal sito religioso "Pontefex". L'arma scelta è quella delle interviste mirate a certe alte cariche del clero.
E così a gennaio è stato dato spazio al vescovo di Grosseto che ha sostenuto la necessità di negare la comunione ai gay, tesi poi ribadita a febbraio anche l'ex-vescovo di Pistoia.
Nei mesi successivi si sono susseguiti altri pareri, fra cui alcuni veri e propri deliri. Ad esempio il vescovo di Grosseto ha chiesto l'ergastolo per i preti gay, mentre il monsignor Babini ha dichiarato che «L'omosessualità in un prete, se tradotta in pratica depravata, è addirittura più grave della pedofilia». Quest'ultimo arrivò addirittura a precisare che «se mi fosse capitato un pedofilo non lo avrei denunciato, ma cercato di redimere. Un padre come è il vescovo per un sacerdote, non denuncia i figli che sbagliano e si pentono. Ma con i viziosi bisogna essere intransigenti».
In questi giorni il sito ha pubblicato una nuova intervista al monsignor Giacomo Babini, senza risparmiargli la solita domanda sull'omosessualità chiedendogli un parere circa il recente pestaggio di una coppia gay all'esterno di un locale di Pesaro.
«Arrivare alla violenza -ha dichiarato il vescovo- è sbagliato ed insensato e merita ogni biasimo, e ovviamente le sanzioni di legge. Fatta questa premessa dico che non è bello assistere in luoghi pubblici ad effusioni gay che molestano la vista. Penso che talvolta, non mi riferisco al caso di specie, queste esibizioni diano noia e finiscono col provocare».
Una tesi, questa, sostenuta in precedenza anche dal Monsignor Alfeo Giovanni Ducoli (arcivescovo di Belluno) che, sempre dalle pagine di Pontefix, aveva dichiarato: «Chi commette atti vili come quelli è un delinquente e va castigato con severità, perché il ricorso alla violenza non è mai giustificabile. Però va detto che alcune volte i gay provocano, con le loro condotte esibizionistiche, con azioni impudiche in pubblico, con atti osceni, eccitano la fantasia perversa di gente debole e qualche volta si comportano rumorosamente con troppa esuberanza per la via pubblica e questo effettivamente può determinare in alcuni sensazioni di ripulsa e di risentimento e spingerli all'aggressione. Ribadisco, la violenza non è legittima, ma esiste in casi come questi l’attenuante della provocazione».
In quell'occasione, però, Duccoli non risparmiò neppure le donne vittima di violenza, sostenendo che «se anche loro aiutassero con modi di vestire più castigati sarebbe bene».