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La Francia chiede il rilascio del gay condannato a morte in Iraq

Si chiama Tabriz Ebrahim Hamidi, ha 18 anni e su di lui pende una condanna a morte per presunta omosessualità. In Iraq, infatti, l'esser gay è ancora considerato un reato ed è punito con la pena capitale (pena sospesa nel 2003 con l'annullamento di alcune leggi del regime e ripristinata nel 2005 dal nuovo governo).
Dai resoconti pare che Hamidi abbia confessato la propria omosessualità sotto tortura e che durante il processo non abbia avuto diritto all'assistenza di un avvocato. Nonostante l'assenza di prove concrete, la sentenza è stata pronunciata e non modificata neppure quando la presunta "vittima" delle attenzioni del giovane ha dichiarato che le sue accuse erano false ed erano state formulate sotto la pressione dei suoi genitori.
Immediata la reazione da parte della comunità internazionale che ha condannato senza mezze misure la sentenza e l'atteggiamento discriminatorio del governo locale nei confronti degli omosessuali e delle minoranze in genere.
La Francia è uno dei Paesi in prima fila nella mobilitazione per chiedere la sospensione dell'esecuzione. In una nota il loro Ministro degli Esteri ha dichiarato: «La Francia esprime viva preoccupazione dopo la condanna a morte di Hamidi. Condanniamo questa decisione che rivolta le coscienze per le gravi violazioni dei diritti umani fondati sugli orientamenti sessuali in Iran».


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