La scuola che insegna a sparare
La scuola ha da poco riaparto le porte e le novità per gli studenti sono molte. Il minsitro Gelmini ha deciso che al liceo scientifico non si studierà più il latino, così come in quasi tutti gli indirizzi non si insegnerà più la georafia (prepariamoci, dunque, ad una generazione che non saprà dove si trova una qualsiasi città senza l'uso di un navigatore). In una lettera inviata a Famiglia Cristiana, il ministro ha spiegato anche la sua intenzione di proporre l'insegnamento della Bibbia nelle scuole, sostenendo che «La scuola deve istruire i ragazzi ma deve anche formare dei cittadini responsabili e degli adulti consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri. Questo insieme di valori e insegnamenti, nel mondo occidentale, è rappresentato dalla tradizione cristiana».
Ora, insieme al ministro della difesa La Russa, ha lanciato la sua ultima geniale idea: l'insegnamento nelle scuole pubbliche dell'uso della armi da fuoco (fortunatamente al momento ad aria compressa) con tanto di "gita" ad un poligono di tiro.
L'iniziativa si chiama "Allenati per la vita" e sarà rivolta agli studenti delle scuole superiori lombarde (con adesione volontaria) come corso valido per l'accumulo di crediti formativi. Ci saranno lezioni teoriche e pratiche con argomenti che spaziano dalla sopravvivenza in luoghi ostili all'uso delle armi e dalla difesa nucleare ai percorsi ad ostacoli. Il tutto con uno scontro finale fra alcune "pattuglie" di studenti (e "pattuglie" è proprio il termine utilizzato nella circolare ministeriale).
Secondo il ministro «Le attività in argomento permettono di avvicinare, in modo innovativo e coinvolgente, il mondo della scuola alla forze armate, alla protezione civile, alla croce rossa e ai gruppi volontari del soccorso». Sono in molti, però, a non pensarla come lei: insegnanti e gruppi studenteschi si sono immediatamente mobilitati espimenndo grossi dubbi sull'utilità di insegnare l'uso della pistola ad un 15enne, così come sul fatto che tale esperienza possa indurre i ragazzi a dedicarsi al servizio civile ancihé sentirsi "forti" della loro arma in pugno per dedicarsi a criminalità o sopprisi.
Le polemiche sono giunte così numerose che La Russa ha già annunciato di voler abbandonare il progetto già il prossimo anno, destinando quai fondi alla cosiddetta mini-naja (ossia la possibiltà di poter andare in una caserma per tre settimane) dedicata a ragazzi di età compresa fra i 18 e i 30 anni (quindi perlomeno maggiorenni). Costo previsto: 19,8 milioni di euro in tre anni.
Via La Repubblica.
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