Una giornata per ricordare, un ricordo per agire
La Giornata della Memoria è una ricorrenza istituita in Italia il 20 luglio 2000, aderendo alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.
Un'occasione per non dimenticare una tra le pagine più oscura della nostra storia, un periodo storico che in nome della presunta superiorità di una razza ha portato alla cancellazione di milioni di vite di ebrei, rom, gay e lesbiche, perseguitati ed oppositori politici, testimoni di Geova, malati di mente ed handicappati.
Il rischio delle ricorrenze è quella che possano diventare parte dell'abitudine, un qualcosa sul quale non vale la pena soffermarsi. Eppure è la proprio la cronaca odierna a rendere il tutto così attuale, a far presagire che il rischio di cadere negli errori del passato non sia del tutto scongiurato o scontato: omofobia, razzismo e xenofobia sono concetti ancora troppo radicati in tutta la loro drammaticità.
Solo in Germania furono 10mila gli omosessuali arrestati, 60mila i condannati a pene detentive e migliaia quelli torturati ed uccisi nei lager. Eppure questo non è bastato e tutt'oggi sono ancora troppi i Paesi in cui gay e lesbiche sono torturati, imprigionati od uccisi per la loro diversità.
Ecco dunque l'importanza del ricordo, anche se il ricordo non serve a nulla se non è di spinta per l'azione.
Nasce spontaneo anche un appello al mondo della politica, anche a quella spicciola che tutti noi pratichiamo nella vita quotidiana con le nostre scelte: evitiamo pianti, discorsi e cerimonie che durano solo un giorno se poi non si è in prima linea a lottare perché il passato non torni ad essere il presente.
Ricordare è il primo passo: senza di quello non si può iniziare a camminare, ma l'importante è che non ci si fermi prima di aver compiuto anche quello successivo.