Giovanardi contro i candidati che non considerano le unioni gay come di serie B
Ormai è del tutto senza freni. In occasione del voto amministrativo di settimana prossima, il sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi (Pdl) ha cercato di convincere a non votare Pisapia e de Magistris, portando una motivazione alquanto curiosa. Secondo l'onorevole, infatti, i due sarebbero rei di non considerare le unioni gay come un qualcosa di serie B.
Ospite di "Klaus Davi" (un programma in onda su You Tube) ha dichiarato: «Non escludo affatto che, nell'improbabilissima eventualità che diventasse sindaco, de Magistris discriminerà sul piano dei servizi sociali le famiglie con figli favorendo femminielli, gay, trans riconosciuti attraverso "registri" che ne legittimino le unioni. L'ex magistrato ha detto chiaramente che per lui non ci sono unioni di serie A e di serie B e che è favorevole ai matrimoni omosex, che li metterebbe sullo stesso piano delle famiglie riconosciute dalla Costituzione».
«Non temo la loro politica filo gay. Io non sono anti gay -ha proseguito- Ma va evidenziato che con Pisapia e de Magistris, il riconoscimento delle unioni gay porterebbe a conseguenze discriminatorie per centinaia di migliaia di famiglie di Napoli e Milano. Con loro sindaci, le case e i servizi sociali dei comuni non darebbero la priorità alle famiglie riconosciute dalla Costituzione bensì a queste nuove forme di unioni e matrimoni gay. Per esempio cambierebbero i criteri nell'assegnazione delle case. Decine di migliaia di famiglie colpevoli di non essere gay finirebbero in fondo alle priorità degli amministratori».
Ormai i toni della campagna elettorale ci hanno abituato a sentire la maggioranza che attribuisce un po' di tutto ai candidati di sinistra (puzzano, potranno la droga, aumenteranno le tasse, faranno venire un'invasione di cavallette...) ma rimane poco chiaro del perché, perlomeno secondo il sottosegretario, l'essere favorevole ai registri per le coppie gay dovrebbe magicamente far variare le attuale norme per l'assegnazione di case popolari (dove matrimonio e numero di figli hanno un peso), dando un qualche motivo la priorità alle coppie gay. In caso contrario verrebbe da pensare che si tratti solo di un'affermazione propagandistica per accaparrasi il favore degli omofobi. Da notare anche il classico "Io non sono contro i gay, ma...", formula spesso utilizzato da chi cerca di auto-assolversi prima di lasciarsi andare ad affermazioni contro gay, stranieri o minoranze varie.