Storia della nudità nel cinema
Fin dagli arbori del cinema esiste un intreccio fra la nudità e i film generalisti (ossia quelli non appartenenti al mondo a luci rossi). Già presente in molti dei film muti dei primi anni, venne vietata negli anni trenta attraverso l'introduzione del cosiddetto Hays Code. Solo negli anni cinquanta fecero la loro comparsa alcune scene di nudo, ma esclusivamente all'interno di pellicole a sfondo documentaristico.
L'argomento venne di nuovo messo in discussione negli anni sessanta, in occasione dell'introduzione dell'MPAA film rating system, un sistema ancor oggi in uso per segnalare la presenza di scene esplicite o violente nelle pellicole e per vietarne eventualmente la visione in base all'età. La prima reazione di Hollywood fu quella di produrre alcune pellicole incentrate sulla nudità in sé e non sull'uso di essa come qualcosa di incidentale e parte di una storia più complessa (così come avviene nella maggior parte dei casi oggigiorno).
La nudità frontale negli Stati Uniti rimase comunque un tabù e venne introdotta solo in rari casi all'interno delle pellicole. Vennero anche istituite delle vere e proprie regole non scritte basate sul livello di accettabilità delle varie scene: i nudi femminili risultarono più frequenti di quelli maschili, così come per quest'ultimi la ripresa di un pene in stato flaccido veniva ritenuto ben più accettabile di un'eventuale erezione. Nel 1994 il film "Angels and Insects" fu il primo a ricevere una classificazione NC-17 specificatamente perché un attore veniva mostrato durante un'erezione.
Il primo nudo integrale di una star di Hollywood, invece, risale ad una quindicina di anni prima (per l'esattezza nel 1980), da parte di Richard Gere nel film "American Gigolo" (foto).
Un po' diversa, invece, è la storia del cinema europeo. Mentre gli spettatori statunitensi tendono a percepisce la nudità come più opinabile rispetto all'eccesso di violenza, gli spettatori del vecchio continente -perlomeno a partire dalla seconda metà del Novecento- si sono dimostrati maggiormente inclini ad accettarla se se inserita in un contesto sessuale ma non pornografico. La differenza di percezione ha dunque portato ad un uso più libero di questa tipologia di scene.