Una ricerca sulla prostituzione maschile in Italia
Un recente studio condotto in cinque città italiane (Roma, Bologna, Milano, Napoli e Cosenza) ha cercato di esplorare la vita di prostituti e senza fissa dimora appartenenti al mondo lgbt, anche nel tentativo di delineare quale atteggiamento venga mantenuto nei loro confronti da parte operatori di strutture pubbliche e privare per l'assistenza ai più disagiati.
Attraverso 80 interviste effettuate per strada e 30 presso gli operatori, ne è emersa una vera e propria mappa d'Italia. La città che risulta maggiormente dotata di un tessuto sociale attento alla marginalità è risultata Bologna. Qui esiste anche una forte cooperazione fra laici e religiosi e quest'ultimi non risultano particolarmente inclini ad effettuare emarginazioni sulla base dell'orientamento sessuale degli assistiti. Come contropartita, però, le migliori condizioni di vita portano ad una aumento del numero di gay e lesbiche che scelgono la città come propria dimora e, conseguentemente, questo aumento del potenziale "mercato" conduce ad un aumento proporzionale anche del mercato della prostituzione.
Un po' diversa è la condizione che si è registrata a Roma. Anche qui la rete assistenziale pare funzionare abbastanza bene ma, soprattutto per le trans, le condizioni di vita sono peggiorate dopo l'ormai celebre "Caso Marrazzo". Il numero di aggressioni è in continuo aumento e la capitale sta registrando un vero e proprio spopolamento dovuto ai rischi legati al prostituirsi.
Mentre Milano e Roma si sono registrati un buon numero di interventi per strada, questi sono risultati quasi inesistenti al sud d'Italia. Motivo, quest'ultimo, che influisce sull'elevata diffusione della prostituzione maschile a Napoli e Cosenza.
L'altro dato importante emerso dalla ricerca riguarda i motivi che spingono alla prostituzione. Il principale risulta essere l'escursione sociale, rappresentata in molti casi proprio dalla mancanza di accettazione manifestata dalle famiglie.