Ciarrapico: «I gay? Una razza che non mi piace»
In più occasioni i nostri politici (i più pagati d'Europa) hanno dimostrato di non avere il tempo di leggere le leggi che si accingevano a votare. Eppure quando si tratta di vantarsi dei propri preconcetti (per non dire di peggio) in una qualche intervista, il tempo lo trovato senza problemi.
Ed è così che a poca distanza dalle dichiarazioni shock di Scipiloti (che ha sostenuto che i figli dei gay rischiano di diventare gay o che ci ha edotti sul fatto che due uomini non possono partorire), un altro esponente del nostro governo ha pensato bene di dire la sua sull'omosessualità.
Si tratta del senatore Giuseppe Ciarrapico, in forza al Pdl, che in un'intervista rilasciata alla trasmissione "La zanzara" su Radio24 ha affermato: «La Minetti è una bella ragazza. Tra un popolo di pederasti e uno di belle ragazze preferisco il secondo. Non si parla d’altro che di gay sdoganati e indemoniati. Non mi piace questa razza qui. Lasciamoli sfilare una volta l'anno tutti in coda, a Roma purtroppo».
Poi, non pago di quanto già detto, ha aggiunto: «A me piacciono le donne. Noi fascisti esaltiamo la mascolinità, la fierezza dell'uomo. All'epoca non c'era molta omosessualità».
E come si comporterebbe se dovesse scoprire che suo figlio è gay? Lui non ha dubbi: «Mi vergognerei terribilmente. Mi vanto che mio figlio ha fatto il servizio militare nei paracadutisti. Comunque cercherei di fargli capire che ci sono valori più importanti».
Ricapitolando, dunque, la Minetti è bella quindi brava, i gay non piacciono ai fascisti quindi sono cattivi (e pure una razza a sé, in ricordo dei tempi in cui venivano rinchiusi nei capi di concentramento) ed il fatto che suo figlio abbia fatto il paracadutista è prova inconfutabile che sia etero (perché si sa che un gay non può fare il paracadutista, no?). Assurdità simili si commentano da sé.
Ciarrapico si è candidato al Senato nel 2010 con il Popolo della Libertà, su richiesta di Berlusconi e nonostante il parere contrario di Alleanza Nazionale. Durante la campagna elettorale suscitò forti polemiche -anche a livello europeo- per aver affermato di non aver mai rinnegato il fascismo. Dopo l'elezione alcune sue affermazioni provocarono una reazione sdegnata della comunità ebraica italiana, alla quale dovette poi porgere scuse ufficiali.
Lunga ed articolata è anche la lista dei reati a lui imputati: è stato condannato per truffa aggravata e continuata ai danni di Inps e Inail, multato per violazione legge di tutela del "lavoro fanciulli e adolescenti", condannato per falso in bilancio e truffa, condanna per diffamazione, condannato per bancarotta fraudolenta, condannato per finanziamento illecito, condannato per il crac "Valadier", condannato in appello per assegni a vuoto e in seguito reato depenalizzato, condanna in primo grado per abuso ed in seguito prescritto, condannato per truffa e violazione della legge sulle trasfusioni, rinviato a giudizio per ricettazione ed indagato per truffa ai danni di palazzo Chigi.