19enne gay si suicida dopo anni di violenze fisiche e psicologiche
Eric James Borges era un regista e un attivista gay di 19 anni. Si è tolto la vita mercoledì scorso, probabilmente incapace di dimenticare del tutto anni di maltrattamenti e di violenze fisiche e psicologiche.
A raccontare la sua storia è lui stesso in un video che aveva registrato per il progetto "It Gets Better" (una campagna di sensibilizzazione per cercare di convincere gli adolescenti gay che, anche se vittime di bullismo omofobo, per loro esiste un futuro migliore: la sua storia o quella di Jamey Rodemeyer dimostrano che quella convinzione evidentemente non è sempre sufficiente quando nella quotidianità bisogna lottare contro una società che non ci accetta).
«Sono stato cresciuto in una famiglia molto religiosa -ha raccontato- Sono stato fisicamente, mentalmente, emozionalmente e verbalmente assalito ogni giorno per l'orientamento sessuale che dimostravo. Mia madre, prima di cacciarmi da casa, ha fatto un esorcismo per tentare di curarmi dalla mia omosessualità».
A scuola le cose non andavano certo meglio: «Il mio nome non era Eric, ma "frocio". Il culmine l'ho raggiunto quando sono stato assalito da tutta la classe davanti all'insegnante. Ho lasciato la scuola e studiato da privatista».
Eric ha raccontato anche di come non avesse mai sperato di vivere apertamente la propria sessualità o di avere una relazione prima del suo coming out. In cortometraggio dal titolo "Invisible Creatures: A Short Film by EricJames Borges" aveva anche provato a rappresentare il suo pensiero, mostrando alcune coppie omosessuali ed eterosessuali che si baciavano teneramente, spiegando attraverso un cartello finale che l'amore è universale, ha il potere di abbattere gli ostacoli di tutti i pregiudizi e di tutte le diseguaglianze.
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