L'Aiart chiede ai mass media di presentare le unioni gay come "anormali"
L'Aiart, l'associazione di telespettatori cattolici, ha diramato un comunicato stampa in cui invita tutte le realtà radiotelevisive del Paese a presentare le unioni fra persone dello stesso sesso come "anormali". In tal modo si vuole evitare che la società abbandoni i suoi pregiudizi e che l'Italia non intraprenda un cammino di confronto e di apertura sul tema così come sta accadendo in praticamente tutto il resto del mondo occidentale.
Il loro presidente, Luca Borgomeo, ha intimato: «I mass media non facciano passare nell'immaginario collettivo l'idea che le unioni omosessuali sono uguali al matrimonio uomo-donna». Il motivo è presto detto: «La coscienza collettiva si forma anche attraverso la pubblicità, i giornali, la tv e le radio» e queste «non sottolineano a sufficienza il valore del matrimonio» e «fanno passare come normali» le unioni omosessuali.
Di primo acchito viene da sorridere all'idea che qualcuno possa considerare la televisione italiana troppo favorevole alle unioni gay (l'elenco di scene gay-friendly censurate da film e telefilm è lungo, così come è evidente la ricerca di caratteri spesso macchiettisti nella presentazione di personaggi omosessuali) e verrebbe quasi automatico non dare troppo peso ad una posizione così integralista. Ma la minaccia non è da sottovalutare: va ricordato, infatti, che già in altre occasioni l'Aiart è riuscita ad imporre le proprie posizioni. È ad esempio il caso di "Fisica o Chimica", la serie televisiva che a gennaio è stata accusata dall'Aiart di indurre all'omosessualità e di cui l'associazione aveva chiesto la chiusura. Solo tre mesi più tardi, grazie anche all'aiuto del quotidiano Libero, l'associazione ha raggiunto il proprio scopo con tanto di intervento diretto da parte del cda della Rai.