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Uniti per chiedere la sopravvivenza dell'Unar

L'Unar è l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, istituito il 9 luglio 2003 in attuazione della direttiva comunitaria n.2000/43. La sua funzione è quella di garantire l'effettività del principio di parità di trattamento fra le persone e di vigilare e migliorare gli strumenti di tutela vigenti contro le discriminazioni. Ora, però, la sua sopravvivenza è in pericolo a causa del piano di austerità predisposto dal Governo.
Le principali associazioni impegnate nel sociale (tra cui anche Arcigay e Agedo) si sono riunite per lanciare un appello in cui si chiede a Governo e partiti di non porre fine a quella realtà.
«Esprimiamo sgomento e massima preoccupazione -si legge nel comunicato- nel constatare come l'enorme lavoro svolto dall'ente, grazie alla direzione di Massimiliano Monnanni, sia in pericolo a causa di un'applicazione indiscriminata della spending review che non ne riconosce i meriti. Un'attenta valutazione politica doveva essere esercitata prima di arrivare a conseguenze che oggi rischiano di stroncare il futuro stesso dell'ufficio, attraverso la contemporanea perdita della direzione, il drammatico ridimensionamento dell'organico, la dispersione di competenze, conoscenze e esperienze assolutamente insostituibili in un momento complesso come quello che viviamo.
Solo negli ultimi mesi l'Unar ha avviato piani di attività fondamentali che necessitano di impulso e coordinamento forte e di un altrettanto forte coinvolgimento delle autonomie locali e dell'associazionismo: la Strategia nazionale di inclusione dei Rom, Sinti e Camminanti; il Piano nazionale di azione contro razzismo e xenofobia; il Programma per l'applicazione della Raccomandazione del Consiglio d'Europa su orientamento sessuale e identità di genere; l'apertura e la programmazione di attività di Unar al contrasto della discriminazione sulla base della disabilità.
Denunciamo pubblicamente il rischio che si spezzi qualunque continuità d'azione nel contrasto alle discriminazioni, con gravi infrazioni di obblighi derivanti da trattati e direttive dell'Unione e gravi e concrete sofferenze per la vita di tante persone».
Le associazioni non mancano di sottolineare anche i ridotti costi della struttura (ed il conseguente risparmio esiguo che ne deriverebbe dalla chiusura): «Unar ha messo in campo attività finanziate in larghissima misura da fondi europei e grava assai poco sul bilancio del nostro Paese e soprattutto dovrebbe essere assunto a modello per la capacità di utilizzo dei fondi europei».


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