Rosy Bindi contestata sui matrimoni gay
Ancora una volta Rosy Bindi, intervistata Federico Geremicca durante la festa democratica di Roma, ha difeso a spada tratta il documento sui diritti approvato dalla direzione del Pd, sostenendo che in esso sono previste le «unioni civili, anche omosessuali» da regolare «nel rispetto della Costituzione». Ma dalla platea sono iniziate le prime contestazioni e qualcuno le ha ribattuto: "Non è vero!".
A quel punto la Bindi ha sbottato: «Avete intenzione di continuare così? Questi atteggiamenti non aiutano, non fanno fare un passo avanti alle minoranze del paese, che con il Pd hanno la possibilità di veder riconosciuti i loro diritti [...] Se tu ti presenti con il matrimonio gay, con questa Costituzione non passa in questo Paese. Ti tieni la situazione in cui sei adesso [...] I vescovi che non volevano i Dico, dicevano che era un matrimonio. Voi non volete le unioni civili e dite che sono un Dico. I vescovi rimpiangono i Dico e voi rimpiangerete le unioni civili se andate avanti con queste posizioni massimaliste».
Un po' infelice anche una sua affermazione di chiusura verso la comunità lgbt: «Io ho bisogno di voi -ha sentenziato dal palco- ma se voi non sentite il bisogno di me siete voi che ve ne dovete andare!».
È difficile inoltre pensare che la polemica si placherà facilmente dato che le stesse premesse non appaiono condivise da tutti: ad esempio non sarà facile per lei continuare a sostenere che i matrimoni gay non sono costituzionali dato che la Consulta ha chiaramente stabilito che il tema deve essere disciplinato dal Parlamento, il quale ha tutte le facoltà per poter modificare il codice civile ed introdurre i matrimoni gay senza che ciò risulti in contrasto con la carta costituzionale. Riguardo all'ostruzionismo dei vescovi, invece, il tema potrebbe già apparire più condivisibile anche se non necessariamente accettabile.