Rosy Bindi: «Il matrimonio è un istituto pensato storicamente per gli eterosessuali»
«Penso che il matrimonio sia un istituto pensato storicamente per gli eterosessuali. Potreste avere più fantasia inventandone uno vostro».
È questo il pensiero espresso ieri da Rosy Bindi dopo che Valerio Barbini, ex segretario genovese di Sel ed ex presidente di Arcigay, ha approfittato della sua presenza alla Festa del Pd di Genova per chiederle: «Presidente Rosy Bindi, mi può spiegare perché non vuole che io mi sposi?».
Di primo acchito, la presidente del Partito Democratico ha risposto: «Io ti auguro di fare quello che vuoi nella vita, ma in questo Paese c'è la Costituzione...». Un'affermazione che ha acceso la classica diatriba sul significato della sentenza emessa dalla Corte Costituzionale e sul fatto che l'aver demandato la decisione al Parlamento indichi la necessità di colmare un vuoto legislativo e non un divieto a farlo.
Fatto sta, che è a quel punto che Rosy Bindi ha spiegato la sua visione di un matrimonio riservato ai soli eterosessuali, prima di affermare che il suo Partito ha preso impegni precisi riguardo alle unioni gay.
Una prima replica è giunta a minuti, dopo che Marco Giusta, presidente di Arcigay Torino, ha preso la parola sul palco della manifestazione: «Non è vero che il matrimonio è incostituzionale, la Costituzione non lo vieta, dà libertà al legislatore. Ma questo offende i cattolici di qualche partito, l'Udc. Noi chiediamo la piena parificazione. Non siamo vostri amici se non sostenete la piena parità. E ci chiediamo: se non la volete, allora qual è la differenza tra il Pd e la destra?». Pronta la replica della Bindi: «Vi propongo un incontro in cui leggiamo la sentenza della Corte costituzionale, e ci facciamo accompagnare da due giuristi. C'è scritto che il Parlamento deve legiferare le unioni civili».
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