Elagabalus, l'imperatore transgender


Marco Aurelio Antonino (detto Elagabalus) venne incoronato imperatore di Roma il 16 maggio 218, all'età di soli quattordici anni. Originario della Siria, era per diritto ereditario anche l'alto sacerdote del dio sole di Emesa, la sua città d'origine.
Il suo regno -durato sino all'11 marzo 222- fu fortemente segnato dal suo tentativo di voler importare quel culto anche a Roma, ottenendo una forte opposizione alla sua politica religiosa. I cittadini romani faticarono anche a comprendere il suo voler intrecciare l'aspetto religioso a quello sessuale (così come comunemente avveniva nella cultura orientale), facendo sì che le sue pratiche sessuali venissero spesso considerate scandalose e stravaganti. Tra queste figuravano anche le orge, la prostituzione (considerata sacra) e i rapporti omosessuali e transessuali.
Sposò e divorziò da cinque donne ma, secondo i racconti del senatore e storico contemporaneo Cassio Dione Cocceiano, la sua relazione più stabile fu quella con Ierocle, uno schiavo biondo proveniente dalla Caria del quale l'imperatore parlava come di suo marito. La Historia Augusta, scritta un secolo più tardi, riporta che Elagabalus sposò, attraverso una cerimonia pubblica tenutasi nella capitale, anche un altro uomo: un atleta di Smirne chiamato Zotico.
A palazzo impose che i mimi dovessero realizzare e non solo simulare gli atti sessuali durante i loro spettacoli, così come pare fosse solito voler interpretare personalmente il ruolo di Venere durante le rappresentazioni del mito di Paride, durante il quale si spogliava nudo davanti al pubblico prima ricevere una penetrazione. Fece anche costruire dei bagni pubblici negli edifici del palazzo, ammettendovi il popolo anche al fine di trovare quelli che lui chiamava Onobeli, ossia uomini dotati di spiccata virilità.
A mettere in discussione la sua identità di genere, però, è il fatto che Eliogabalo fosse solito dipingersi le palpebre, depilarsi ed indossare parrucche prima di prostituirsi nelle taverne e nei bordelli della città. Cassio Dione Cocceiano sostiene che tale pratica avvenisse anche nello stesso palazzo imperiale: «Riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d'oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti».
Venne spesso descritto anche mentre «si deliziava di essere chiamato l'amante, la moglie, la regina di Ierocle» e pare abbia offerto metà dell'Impero romano al medico che fosse riuscito a dotarlo di genitali femminili. Motivo per cui Eliogabalo viene spesso descritto dagli scrittori moderni come transgender.
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