Intervista a Francesco Mastinu
Francesco Mastinu è l'autore di "Eclissi" (edizioni Lettere Animate), un romanzo di cui ci siamo già occupati e che racconta la storia d'amore fra Riccardo e Alessandro, affrontando al contempo il tema dell'assenza di riconoscimenti giuridici delle unioni fra persone dello stesso sesso.
Ci racconti qualcosa di te?
Ecco una di quelle domande che possono mettere in serie difficoltà. Insomma, non saprei cosa dire, di solito preferisco che siano gli altri a chiedere. Comunque: sardo doc, classe 1980 e lavoro in un ente locale.
Convivo, ho 4 gatti che mi fanno da padroni, adoro i viaggi e leggere, sì, leggere tanto. Ho la passione per la scrittura da moltissimo tempo, che ho coltivato a fasi alterne. Scrivere, per me, significa vivere, respirare. Mi rilassa, mi diverte e mi far stare bene. Ma mi affatica parecchio.
Com'è nata l'idea per il tuo romanzo d'esordio?
In modo piuttosto buffo: da una canzone, sentita di sera in un pub, che mi ha fatto venire in mente una scena per un racconto.
Poi, il passo dal racconto al romanzo è avvenuto in tempo record, ma mi ha consentito di poter mettere su carta le idee che mi porto dentro da anni. Se penso a una genesi del romanzo, di certo non posso trascurare due intenzioni: parlare di un amore simile a di tanti altri ma con la differenza che i due della coppia dovessero attraversare delle ben note difficoltà nello stare insieme. Mi riferisco a delle difficoltà anche istituzionali, non soltanto personali e soggettive.
Un sentimento che, purtroppo, mi ha guidato, è anche la rabbia. Sì, per come ancora oggi essere gay e amarsi non sia solo tabù, ma soprattutto non riconosciuti da chi dovrebbe tutelare i diritti delle persone.
Non ho avuto fonti di ispirazione particolari: doveva essere una storia italiana, dei giorni nostri, e che rovesciasse per una volta uno standard, purtroppo consolidato nella letteratura nostrana anche e soprattutto dai non "addetti ai lavori" in tema di LGBT, dove l'omosessualità e i suoi personaggi spesso rivestono ruoli sordidi, sporchi, ai margini. Ci ho tenuto parecchio affinché i miei protagonisti acquisissero una condizione di normalità, contrastata semmai all'esterno, non perché essi stessi si ghettizzino o tali vengano dipinti. Certo, se non avessi letto Leavitt, Genet, Matteo B. Bianchi o Tondelli, o ancora Carrino (tanto per fare una carrellata dei miei preferiti), magari l'aspetto di Eclissi sarebbe ancora embrionale, poco definito e poco aderente alla realtà, e magari sarebbe a macerare nel cassetto con tante altre cose che ho scritto, troppo acerbe. Eppure sono convinto di non aver subito particolari influenze. L'ho scritto di getto, in poco tempo, e l'ho mandato a pochi editori, scelti sulla scia delle preferenze tra quelli giovani e nuovi, quasi per gioco. Ed è andata, contrariamente a qualsiasi previsione al riguardo.
In "Eclissi" tratti un tema di forte attualità come il riconoscimento giuridico delle coppie gay. Qual è la tua opinione su unioni civili e matrimoni fra persone dello stesso sesso?
Io non credo nelle unioni civili. Io credo che se due persone vogliono vivere una vita insieme, abbiano diritto al pari degli altri, di poter suggellare la loro unione secondo i canali previsti per legge. Legge statale. La stessa che istituisce il contratto del matrimonio come negozio giuridico, con diritti, benefici e obblighi. Qualsiasi altra forma per me è una ghettizzazione, un contentino di serie B. Io sono un individuo libero di poter scegliere cosa fare della mia vita: posso anche credere che il matrimonio non serva, o che non faccia per me. Ma è mio diritto, al pari di tutti gli altri, di poterlo contrarre con una persona senziente e maggiorenne, maschio o femmina che sia.
Non vedo sfumature, o è bianco o è nero. Io la penso così.
I romanzi che raccontano storie gay sono spesso considerati come destinati ad un pubblico di nicchia. Secondo te si giungerà mai ad un momento in cui il pubblico generalista non farà più distinguo sull'orientamento sessuale dei protagonisti di un romanzo nella scelta delle proprie letture?
Bella domanda.
Secondo me questa tendenza a vedere la narrativa con personaggi gay o con tematiche proprie della tradizione LGBT come rivolto esclusivamente a persone omoaffettive è frutto sia di quello che ci viene imposto di credere sia del pregiudizio.
Mi spiego: purtroppo noi viviamo in una società che agisce per modelli culturali standardizzati. Se identifico un testo come "gay" associo la sua fruibilità a quel tipo di pubblico che penso viva esperienze comuni a quelle narrate, escludendo, con questo meccanismo, tutti coloro che a) vogliono leggere un buon libro, e b) se ne fregano perché vogliono conoscere una realtà descritta come diversa dalla propria. Se poi aggiungiamo anche che, se io vado in libreria, pur essendo eterosessuale, e mi vedono in mano con un libro che parla di due uomini innamorati, e che quindi corro il rischio di essere etichettato come gay, è facile che quel libro in mano non lo prenda mai, per tutti i motivi che ben conosciamo.
Il tema LGBT nella letteratura, tra le altre cose, è stato oggetto di analisi anche nel portale web su scrittura ed editoria che frequento, e nel corso della discussione sugli articoli e sui post del forum, sono emerse diverse riflessioni molto interessanti, sia dagli utenti omo che non omo.
Dare una connotazione sessuale a un libro, sulla base di quello che racconta, per me è sbagliato. Un testo e il suo genere prescindono, in merito alla bellezza, fruibilità e al messaggio veicolato, da chi fa che cosa e con chi nella trama. Diventa creare un ghetto, un'etichetta. Con questo non nego che una Cultura Gay esista: anche quella è un dato di fatto; un insieme di persone che vivono le medesime condizioni strutturano schemi comportamentali e culturali in cui identificarsi, ma mai, credo, vanno confuse le due cose. Un buon libro a tematica LGBT deve fare per forza riferimento alla cultura Queer per questioni di aderenza alla realtà e verosimiglianza, può anche appartenere, come documento, alla stessa cultura. Ma non è un libro gay, ma un libro che al suo interno parla anche di omosessualità. Ma se la storia d'amore che tratto è tra due draghi maschi, e c'è l'eroe e tutti gli aspetti correlati, è un fantasy, non un libro omosessuale.
Però, anche a discapito di certe scelte editoriali che cercano di non dare troppo adito alla tematica omosessuale per pura convinzione che il libro nasca "tarato" con la probabilità d'acquisto riservato solo al 10% dei possibili acquirenti, sono convinto che in realtà non siamo lontani dal momento in cui un libro con temi o personaggi LGBT non possa essere fruibile da chiunque.
A parte la moda imperante che ha diffuso l'omosessualità (basti pensare al nipponico yaoi o alla profusione di slash fan fiction, apprezzati fondamentalmente da persone non omosessuali), una volta varcato il limite del personaggio gay = pubblico di lettura esclusivamente gay, i testi LGBT non saranno più di nicchia, ma aderenti ai generi letterari per cui sono stati concepiti.
Io me lo auguro per Eclissi, in primis, dato che prioritariamente l’ho scritto con la speranza che il mio messaggio arrivasse anche alle persone non omosessuali.
In passato hai scritto anche alcuni racconti destinati ad antologie collettive. C'è n'è uno a cui sei particolarmente legato?
Di norma chi scrive è sempre affezionato alle proprie opere. Sono tutte uguali, come dei figli, più o meno. Più che altro, ci sono dei racconti inediti a cui sono molto più legato a quelli che ho scritto per i concorsi e che sono stati pubblicati nelle antologie, ma non ho un preferito. I racconti editi sono di vario genere: "Fango" e "Legione" (quest'ultimo di prossima pubblicazione) sono testi horror, "Fiaba di Natale" è il mio unico tentativo di genere fantasy, "Tre motivi" è un esercizio, pubblicato in un giornale online free, che tratta l'amore tra due camorristi, "Talkin about a revolution" interpreta un'idea sulla fine del mondo, "Amore virtuale" invece tratta dello sviluppo dei sentimenti in rete in chiave umoristica, "La storia di Erik" infine è incentrato sull'omocausto. Se per questo l'ultima, in ordine di tempo, sarebbe "Prendo te, come mio sposo" per un'antologia sull'amore, dove ancora una volta in 2000 caratteri affronto il tema sull'importanza di un riconoscimento legale per le coppie omoaffettive (in questo periodo ammetto di essere monotematico XD).
Però non ho un racconto che emerge, tra quelli editi nelle antologie, sul serio. Ci sono dei testi a cui tengo di più, ma sono rigorosamente chiusi nel cassetto in attesa di tempi migliori per vedere la luce.
Che progetti hai per il futuro?
Progetti tanti, tempo sempre troppo poco. Ora sono un po' tramortito dalla pubblicazione contemporanea mia e del mio pseudonimo (ma non vi rivelerò nulla su di lui) e sto cercando di capire come muovermi all'interno del mondo editoriale. In merito a "Eclissi" mi sto attivando per renderlo noto ai più, nel tentativo di far transitare un messaggio, che è l'unico obiettivo per cui scrivo in fondo: il desiderio di comunicare.
Per il resto ho finito l'ennesima revisione di un altro romanzo inedito, e con calma deciderò cosa farne, e ho anche in mente alcune idee per altri testi, su cui mi devo soffermare, decidendone il destino. Sì, a parte l'intento editoriale, come ho già detto, per quanto mi impegni parecchio e il mio tempo invece è sempre troppo poco, ho un po' di carne sul fuoco.
È possibile continuare a seguire il lavoro di Francesco attraverso la sua pagina Facebook e il suo blog. Per maggiori informazioni su "Eclisse", invece, è possibile guardare il booktrailer, consultare il sito dell'editore o seguire l'apposito topic sul forum di Writersdream.