Papa Ratzinger: «I matrimoni gay sono una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace»


Ancora una volta Papa Ratzinger si è scagliato contro i diritti della comunità gay. Nel corso del suo discorso, Benedetto XVI ha parlato di aborto, eutanasia, lavoro e -immancabilmente- anche di matrimoni fra persone dello stesso sesso: «I tentativi di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione sono un'offesa contro la verità della persona umana e una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace -ha affermato- La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che, in realtà, la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione, oscurando il suo carattere particolare e il suo insostituibile ruolo sociale [...] Questi principi non sono verità di fede, né sono solo una derivazione del diritto alla libertà religiosa. Essi sono inscritti nella natura umana stessa, riconoscibili con la ragione, e quindi sono comuni a tutta l'umanità [...] L'azione della Chiesa nel promuoverli non ha dunque carattere confessionale, ma è rivolta a tutte le persone, prescindendo dalla loro affiliazione religiosa».
In altre parole il pontefice rivendica la sua posizione come l'unica possibile (indipendente da ogni altro pensiero laico o di altre confessioni religiose) quasi come se non avesse altre motivazioni da addurre se non tramite il voler rivendicare l'indiscutibilità della sua tesi. Curioso anche il suo voler porre i matrimoni gay in contrasto con la giustizia e la pace: un riferimento che è immediatamente risultato poco chiaro a molti, soprattutto data l'inesistente attinenze fra le cose.
Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay, commenta: «Dopo il laico pronunciamento di ieri del Parlamento europeo a favore di unioni civili e matrimonio per persone dello stesso sesso votato democraticamente a maggioranza, non ci attendevamo di meglio da una teocrazia che rincorre su questi temi il peggior integralismo».
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