Giovanardi ribadisce: «La parola Olocausto non può essere usata per i gay»
L'aveva già affermato lo scorso aprile, ma evidentemente Carlo Giovanardi dev'essersi sentito così orgoglioso della sua sparata omofoba da non essere riuscito a trattenersi dal ripeterla alla vigilia della Giornata della memoria (ed in piena campagna elettorale). Ed anche oggi, oggi come allora, l'occasioni per il suo negazionismo gli è stata offerta da un'intervista realizzata da Klaus Davi.
L'ex sottosegretario alla famiglia ha nuovamente dichiarato: «La parola Olocausto non può essere usata per i gay. Per un semplice motivo: la parola Olocausto può essere usata solo ed esclusivamente per quel progetto criminale di cancellare dalla faccia della terra milioni e milioni di persone, sulla base soltanto del fatto che fossero ebrei. Che poi i nazisti abbiano perseguitato gli zingari, gli handicappati, gli omosessuali, ma attenzione, solo una fattispecie di omosessuali, perché ormai è dimostrato che una buona parte della dirigenza nazista e della SA erano omosessuali, compreso Hesse, facevano una differenziazione fra i comportamenti, gli atteggiamenti. Che siano stati perseguitati gli omosessuali, assolutamente sì, come purtroppo il nazismo perseguitò, gli zingari, le minoranze, gli handicappati, i subumani come li chiamavano loro».
Giusto pochi giorni fa il presidente di Arcigay aveva ricordato come finalmente anche le vittime gay fossero ricordate nei discorsi ufficiali, dopo anni di indifferenza che pareva volerle considerare delle «vittime di serie B». Ma Carlo Giovanardi, deputato Pdl e candidato per l'ennesima volta dopo 20 anni di presenza in parlamento, ci ha riporto con i piedi per terra e ci mostra come ancor oggi ci siano personaggi del Governo disposti a considerare l'olocausto dei gay un «olocausto di serie B» (con buona pace per gli oltre 7mila omosessuali uccisi nei campi di concentramentoe per o 100mila gay incarcerato tra il 33 e il 45).
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