Anche Giannino chiude ai diritti civili per i gay
Questa campagna elettorale pare caratterizzata dalle porte aperte ed immediatamente sbattute in faccia. Come altri esponenti politici, anche Oscar Giannino (leader di Fare per fermare il declino) pareva aver mostrato un'apertura nei confronti del riconoscimento dei diritti civili alle coppie gay, ma si è puntualmente rimangiato il tutto.
Intervistato da Radio 24 in merito alle adozioni per le coppie omosessuale, aveva risposto: «Prima definiamo le tutele per i bambini, poi procediamo. Noi non abbiamo nessuna contrarietà». Passate poche ore, però, Giannino ha precisato che i matrimoni gay sono «un punto che non rientra nel nostro programma, costituito dalle priorità per rilanciare l'economia in equilibrio di bilancio pubblico, ricentrare il welfare a vantaggio delle vittime della crisi, e una serie di proposte per rimettere merito e pulizia al centro della vita pubblica».
Ed ancora precisa anche le sue posizioni personali sull'argomento: «Io sono e resto per la famiglia naturale, e quando mi chiedono di adozioni o concepimenti in legami omosessuali dico no, perché nel nostro codice mancano tutele per i soggetti deboli in questo caso, cioè ovviamente i bambini. Bisogna cominciare di là». Altro paio di maniche è se le libere unioni tra privati -siano dello stesso sesso o tra anziani soli che vogliono reciprocamente darsi una mano- possano far discendere diritti particolari in campo patrimoniale, successorio e di accesso al welfare. In quel caso occorre stabilire quali vincoli temporali di impegno reciproco i due siano disposti ad assumersi in forme stabilite dall'ordinamento, e in questo caso non sarei contrario, anche considerando la condizione di dissolvimento mononucleare che interessa strati sempre più vasti della società italiana a basso reddito».
Un cambio di idea radicale che pare voler ricalcare il progetto di legge presentato dal Pdl e che, guarda a caso, corrisponde all'unica apertura accettata dalla Chiesa dato che costituisce unioni di serie B aperte a tutti, nelle quali non vi è alcun riconoscimento per gli affetti (rendendoli di fatto del tutto ininfluenti di fronte alla legge).