Fiamma tricolore contro i matrimoni gay


Che Fiamma Tricolore sia un partito tutt'altro che gay-friendly non è certo una novità, ma è proprio contro il riconoscimento dei matrimoni gay che Luca Romagnoli ha deciso di scagliarsi negli ultimi giorni della sua campagna elettorale.
«Fiamma Tricolore è decisamente contrario alla possibilità di riconoscere le unioni fra coppie dello stesso sesso», ha dichiarato, lanciando anatemi anche contro Berlusconi che -a suo dire- risulterebbe troppo liberale sul tema (proponendo una sorta di contratto da firmare davanti al notaio, non equiparabile al matrimonio eterosessuale ed applicabile ad una qualsiasi convivenza anche priva di legami affettivi).
Curiosamente, però, il segretario nazionale di Fiamma Tricolore ha scelto ricorrere alle stesse argomentazioni di Giovanardi per condannare le unioni fra persone dello stesso sesso: «L'articolo 29 della Costituzione "riconosce la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio", dove quel "naturale" si riferisce all'unione tradizionale fra un uomo ed una donna i quali in seguito potranno generare, amare ed educare dei figli». Un'interpretazione del tutto personale ed in netto contrasto con quanto asserito nel 2010 dalla Corte Costituzionale, ma come tanti altri politici, anche Romagnoli pretende che il suo pensiero non sia messo in discussione: «Non c'è possibilità di interpretazione differente, solo l'onestà di riconoscere l'importanza di questo passo, ma soprattutto l'importanza di capire che una società con prospettive di sviluppo si fonda sulla famiglia».
La sua difesa della Costituzione, però, si ferma solo alla sua personale interpretazione di un presunto divieto alle nozze gay: «La Costituzione italiana va certamente cambiata, ma per riequilibrare i poteri dello Stato e garantire nuova spinta modernizzatrice e di stabilità, non certo per attaccare i valori fondanti di una società e per disgregare un tessuto sociale già fragile e vessato da una crisi economica senza precedenti».
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