Berger e l'omosessualità fra le mura vaticane


Giovane e brillante teologo tedesco, nel 2010 David Berger si è visto radiato dal ruolo di professore alla Pontificia accademia di San Tommaso d'Aquino ed interdetto dall'insegnamento della religione nelle scuole in seguito al suo coming out e alla pubblicazione del libro "La sacra apparenza, un teologo gay nella Chiesa cattolica" (mai edito in Italia). La pietra dello scandalo erano le sue affermazioni riguardo ad una larga diffusione di pratiche omosessuali all'interno delle mura vaticane.
Durante gli anni della sua permanenza a Roma, il teologo ha raccontato di aver incontrato molti preti e monsignori all'interno di locali gay, saune e in luoghi adibiti al cruising (ossia ad incontri occasionali solitamente finalizzati al sesso). Tali pratiche si svolgevano sia all'esterno che all'interno della Santa sede, ma ciononostante, l'argiomento era un tabù che non veniva mai affrontato ad alta voce.
Quelle argomentazioni sono tornate di grande attualità dopo gli scandali di Vatileaks e dopo le voci sui rapporti segreti che avrebbero portato Benedetto XVI alle sue dimissioni.
In un'intervista rilasciata a Lettera 43, il teologo è tornato a parlare della sua esperienza personale. Riguardo all'ipotesi di una «lobby gay», il teologo risponde che «In parte esisteva anche il fenomeno del do ut des. Ma quello che ho potuto vedere in sette anni di soggiorni a Roma era più che altro, semplicemente, la pratica diffusa dell'omosessualità. Non dichiarata, ma palese. E nemmeno legata al desiderio di fare carriera in Curia [...] In Vaticano mi capitava spesso di essere avvicinato per avere "contatti" con i religiosi. E poi c'erano i monsignori, ognuno con il loro segretario, il loro autista, il loro aiutante personale. Spesso giovane e latino-americano».
Secondo Berger, «È verosimile che Ratzinger sia venuto a conoscenza di qualche episodio sporadico. Era in Vaticano da vent'anni, come prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, la vecchia Inquisizione. Conosceva quel mondo. E fuori dal Vaticano già anni fa esplose uno scandalo in Austria, al seminario di Sankt Pölten (dove due religiosi furono allontanati dopo la pubblicazione di foto esplicite, ndr) [...] In Vaticano, la pratica omosessuale è consolidata e inconfessabile, anche se è molto più frequente rispetto alle sedi periferiche. Dubito che il pontefice si fosse reso conto di un fenomeno di tali proporzioni».
Ma come non rendersi conto di un fatto era evidente? «A quanto mi hanno raccontato diversi religiosi tedeschi -prosegue il teologo- Benedetto XVI ha un'enorme paura, quasi il panico, degli omosessuali. Per lui deve essere stato uno choc. Una profanazione inimmaginabile». Secondo Berger, infatti, Ratzinger «Ha teorizzato che gli omosessuali sono esseri inferiori all'uomo e alla donna, le sole creature di Dio. Questa sua omofobia è il frutto di un tabù. Una chiusura totale a una realtà mai accettata e forse neanche concepita».
Riguardo a Papa Francesco, il teologo non nutre particolari speranze: «In passato, da cardinale, ha detto che le donne non sono fatte per la politica. Ratzinger non si era mai espresso contro la parità dei sessi. E sui gay le sue dichiarazioni sono state altrettanto omofobe». Il teologo condanna anche il suo aver definito le unioni gay come «il segno del diavolo», sostenendo che quella sia «un'affermazione gravemente irresponsabile» in un paese omofobo come l'Argentina, dove non passa giorno senza che ci sia l'omicidio di un qualche omosessuale.
La sua, però, non è una condanna unilaterale: «Sa spendersi per i poveri, gli emarginati, i bambini sofferenti e malati. In questo, papa Francesco è davvero grande. Ma sui gay può essere ancora più pericoloso di Ratzinger».
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