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Coppia gay aggredita per un bacio

«Mentre ci stavamo baciando abbiamo sentito un sasso di piccole dimensioni arrivarci in testa. Poi si sono avvicinati questi due ragazzi, dal volto mezzo travisato, italiani, non era molto ben chiaro, e ci hanno sferrato due pugni e un calcio». Così un ragazzo di 23 anni racconta l'aggressione subita qualche giorno fa a San Donà di Piave (Venezia), scatenata dal semplice fatto che in quel momento si stesse baciando con un altro ragazzo in parcheggio vicino a un locale pubblico della cittadina.
Ancor più drammatico è come l'aggressione non sia che la punta di un iceberg, costituito da una continua violenza omofoba a cui il giovane è sottoposto quotidianamente: «Viviamo nel terrore, nella paura -dichiara- I miei genitori pensano che io sia malato, mi mandano dallo psicologo. Dicono sempre che "una buona cura mi farà diventare normale". Cosa dobbiamo fare?».
Ed ancora: «Non è facile vivere in questa società. La cosa peggiore è avere papà e mamma che ti credono malato. Io non sono malato, se trovassi un occupazione me ne andrei subito. È che purtroppo non c'è lavoro, e così devo passare le giornate a casa». Ed è proprio l'abbandono dell'Italia e della società che lo addita come "diverso" a spingerlo ad affermare che «La mia unica speranza, o meglio sogno, è di scappare via dall'Italia. Andare all'estero, trovare un lavoro e non essere additato come un diverso».


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