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L'articolo 33 della Costituzione stabilisce chiaramente che «la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato». Ed è questo il motivo per cui i cittadini di Bologna sono stati chiamati ieri ad un referendum consultivo per chiedere la sospensione di quel milione di euro che ogni anno il Comune emiliano elargisce alle materne private (in 25 casi su 27 gestiti da istituti cattolici).
Al termine degli scrutini, il voto contro i finanziamenti pubblici alle paritarie si è attestato al 59%, ma è da sottolineare come anche a Bologna (così come in tutte le altre consultazioni tenutesi ieri in Italia) si sia registrato un crollo dell'affluenza, con solo il 28,7% degli aventi diritti che si è presentato alle urne.
Ed è qui che entra in gioco una certa stampa cattolica. Su Tempi.it, ad esempio, fra l'invocazione di un Family pride e la cronaca della "pacifica" manifestazione di Parigi (gli arresti sono stati 40 e anche i conservatori francesi han parlato di pericolose degenerazioni), la notizia di Bologna è sintetizzata con un «Nemmeno 2 bolognesi su 10 contro le paritarie».
Volendo si potrebbe obiettare che meno di due bolognesi su dici han votato a favore, ma naturalmente si è preferito dare per scontato che la totalità degli assenteisti condividesse le loro idee e si è preferito un titolo che facesse supporre una schiacciante vittoria dell'80% (perlomeno a quanti si fossero fermati a leggere solo titolo).
D'altra parte si sa, di fronte ad un referendum consultivo e sapendo come il volere popolare possa essere facilmente scavalcate (ricordate quando nel 1993 il 70,20% si espresse a favore dell'abolizione del Ministero dell'Agricoltura?), l'importante non è vincere, ma rivendicare la vittoria. E, naturalmente, quella stessa stampa che continua a ribadire che alcune interpretazioni della Costituzione impediscano i matrimoni gay non si fa problemi a sostenere che la Carta dia indicazioni "sorvolabili" quando si tratta di destinare fondi pubblici ai cattolici (e, in senso lato, a sé stessi).
Allo stesso modo si può sostenere che una manifestazione ricolma di violenze ed estremisti sia stata del tutto pacifica (magari virgolettando una qualche dichiarazione), così come sembra appare del tutto inutile dare i dettagli più "imbarazzanti" all'interno di alcuni articoli. Perché -si sa- i gay sono i cattivi e i cattolici sono i buoni: tutto dev'essere plasmato e raccontato per sostenere quella tesi.
Ma di fronte di una stampa sempre più incline alla propaganda (e non solo la singola testata in questione) vien da chiedersi quale possano essere la basi per un dialogo sereno se si sta vivendo in un'epoca dove ognuno è già arroccato nella propria posizione, anche a dispetto della verità dei fatti.