Il Giornale elogia i gay che vivono nell'ombra
Continua l'offensiva della stampa di proprietà della famiglia Berlusconi conto i gay e i Gay Pride. Dopo gli ampi spazi curiosamente dedicati da Panorama, anche Il Giornale se ne esce con un articolo dai toni molto ambigui.
Rispolverando curiosamente un vecchio caso di cronaca, il quotidiano titola: «Noi due, medici gay insultati in banca, non sfiliamo in piazza. Ma chiediamo giustiza». A definirne più chiaramente l'intento del pezzo è il sommario, che afferma: «Nel sabato di giugno in cui Roma è attraversata dal corteo del Gay Pride, A. e G. se ne stanno cinquecento chilometri più a nord, nella canicola improvvisa dell'estate milanese. Non sono due omosessuali militanti, non ostentano pubblicamente la loro diversità».
Insomma, chi manifesta per i propri diritti sta solamente «ostantando la propria diversità» e chi vuol giustizia farebbe bene a vivere nell'ombra. Già, perché Il Giornale ci tiene molto a puntualizzare che «A. e G. non scheccano, non si truccano e non fanno mossette» ma, anzi, uno di loro «è stato a lungo sposato e ha due figli ormai quasi adulti» prima di aver fatto «scelte alternative». Ecco uno altro punto importante: con qualche giro di parole il quotidiano di Sallusti arriva a sostenere che l'omosessualità sia una scelta personale.
Poi, passando per un'altra argomentazione assai cara ad una certa parte politica, l'articolo pare voler sostenere che l'omofobia non esista. Il tutto attraverso una frase attribuita ad uno dei due: «c'è più razzismo di fondo verso gli omosessuali a Milano che in Sicilia. A Milano va bene che tu sia omosessuale se fai lo stilista o il parrucchiere. Ma se fai il notaio, il medico, l'avvocato, è meglio se le tue scelte non appaiono. In Sicilia può esserci il conformismo esteriore, la vergogna sociale. Ma poi, individualmente, c'è più rispetto o almeno più indifferenza».
va detto che l'articolo cita anche i casi della donna siciliana a cui è stata negata la comunione perché "colpevole" di avere un figlio gay o il caso del ragazzo è preso a martellate perché guardava un sito gay, ma il tutto viene ridimensionato col chiedersi se siano solo casi isolati o la punta di un iceberg.
Ed in effetti la dimostrazione dell'inesistenza dell'omofobia pare confermata anche dai commenti dei loro lettori, sempre caratterizzati dal buongusto e dal pieno rispetto degli altri.
Ed è così che Laisa si domanda «Gli omosessuali sono sempre esistiti, magari non in maniera virale come adesso, ma si facevano gli affari loro in privato, senza bisogno di esibire e voler imporre agli altri, ai "normali", le loro preferenze sessuali». Raoul rilancia: «Si sta montando una campagna fatta anche di falsità oltre che di esagerazioni per indurre il Parlamento ad approvare, e la gente ad accettare, una boiata colossale come la legge contro l'omofobia che impedirà alle persone rette moralmente di criticare certi atteggiamenti perversi. La perversione sarà tutelata dalla legge, imposta anzi, e sarà vietato protestare».
Ed ancora, sempre con grande eleganza, Stenos afferma: «I fr**ci stanno veramente cominciando a rompere troppo i cog**oni. Inc***tevi in santa pace che non frega nulla a nessuno ma finitela con 'sta buffonata dell'omofobia», mentre Frateindovino cita Cassano come massimo esponente dei diritti dei gay: «il comportamento sessuale di ciascuno è una cosa della sfera personale, come disse il buon Cassano. Tanto per dirla... se sono fr***ci ca**zi sua nel termine letterale e non della parola... in fin dei conti la nostra società si deve preoccupare prima delle coppie normali, e ribadisco "normali" e poi delle coppie contronatura... se ce ne rimane...».
Mauro, invece, se la prende con le manifestazioni: «In un Paese normale di Gay Pride non ci sarebbe ombra. Semplice da capire per uno normale chiaramente. Coraggio manca poco, poi quando mancherà anche il pane queste putt**nate saranno solo da rotocalchi di serie z». Ma anche Piedilucy argomenta il suo peniero citando la crisi economica e, dopo aver asserito che none esistono gay disoccupati (???), aggiunge: «Ne ho piene le tasche di sentir parlare solo dei loro diritti violati [...] la gente ha altri problemi, devono trovare da mangiare».
E se Emilio non ha dubbi nel sostenere che i gay «devono riconoscere che è una malattia contro natura che va curata», Lun delizia i lettori con una sua personale teoria sulla lingua italiana: «Credo che definire un omosessuale "sodomita" o con termine equivalente, anche dialettale, non sia una offesa. Chi è biondo non può offendersi se definito tale. Che poi il vizio omosessuale sia un'offesa alla natura umana è altro problema. Chi celebra un matrimonio gay, secondo la mia opinione dovrebbe essere sanzionato penalmente».
Ma, considerato tutto questo, siamo proprio sicuri che vada tutto bene e che non serva manifestare per i propri diritti e per chiedere il rispetto della dignità personale (in particolar modo di fronte a chi nega l'esistenza dell'omofobia prima di ostentarla con fierezza)?
E Sallusti potrebbe gentilmente spiegarci perché è andato a rispolverare un caso di oltre tre mesi fa in occasione del Gay Pride di Roma? Non sarà forse che le affermazioni si prestavano meglio di altre a sostenere un attacco contro chi manifesta in piazza per chiedere di non essere considerato un cittadino di serie b? In fin dei conti è dai tempi degli Homovox che pare iniziata una caccia al gay di turno che possa sostenere le proprie tesi (giusto per poter rigettare ogni accusa di discriminazione, dato che anche «i gay» la pensano così).
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