Giovanardi si scaglia contro un'ipotetica versione gay di "Uomini e donne"
Nonostante Maria De Filippi abbia chiaramente detto di non aver alcuna intenzione di inserire persone gay all'interno dei propri programmi, Carlo Giovanardi non ha comunque voluto perdere l'occasione per uscirsene con una sua qualche sparata omofoba.
Ospite della trasmissione internet KlausCondicio, ha affermato: «Constato che le lobby gay sono molto potenti e evidentemente muovono miliardi. Se dovesse andare in onda Uomini e Donne gay, impedirei a mia nipotina minorenne di guardare il programma. Ai miei nipoti di 4 anni e 5 anni non li metterei davanti alla tv a vedere una cosa così. Avranno col tempo una loro sessualità ma non lo metto da minorenne e da bambino davanti alla tv dove ci sono scene di sesso esplicito. È chiaro che a un bambino di 4 o 5 anni che vede scene di questo tipo cosa gli spiego? Che è un'anomalia? E allora può chiedermi perché ho una mamma e un papà e li ci sono due papà?».
ma secondo il sottosegretario, la situazione sarebbe più diffusa di quanto si creda: «Se penso che ormai da anni in tutti i festival del cinema, nelle fiction, in tv, c'è un overdose di programmi gay -ha aggiunto- non posso che constatare che la moda è quella di rappresentare situazioni di questo tipo. Le lobby gay sono potentissime anche dal punto di vista economico quindi il fatto che ci sia riproposto costantemente e insistentemente questo modello è un fatto culturale che rischia di offuscare il modello eterosessuale. Lo scandalo non è la singola trasmissione».
Curioso che si tiri in ballo una fantomatica lobby «gay» quando la quasi totalità delle fiction trasmesse in Italia è sotto il controllo del capo del suo partito (proprietario delle reti Mediaset e presente nel Cda della Rai), così come lo sono i fondi investiti in trasmissioni televisive. Ma, ormai senza freni inibitori, Giovanardi ha aggiunto: «Lo scandalo non è questa trasmissione, visto che uno può anche cambiare canale, ma che a breve verranno criminalizzati e penalmente perseguiti programmi in cui si rappresenta Valentino e Valentina dicendo che è quello il modello. È quello che sta accadendo, appena al di là ormai del fatto che una trasmissione televisiva ci racconti Ugo che corteggia Ugo o Maria che corteggia Maria, qui siamo al punto che se uno dice che la normalità è Ugo che corteggia Maria rischia recriminazioni. Che una trasmissione pomeridiana si accodi ad altre mille forme di spettacolo dove se non c'è la storia gay sembra che non ci sia la storia, è un segno del conformismo dei tempi e che questo sia diventato il simbolo dell’attenzione al tema dei diritti è una cosa veramente singolare».