Il Vaticano e la «lobby gay»
Non accennano a placarsi le voci e i commenti riguardo alle parole attribuite al Pontefice riguardo alla presenza di una «lobby gay» all'interno dei palazzi vaticani. Il tutto ha avuto inizio quando il sito «Reflexion y liberación» ha pubblicato la trascrizione di una conversazione che sarebbe avvenuta tra Bergoglio e i vertici della Clar (la Confederazione latinoamericana dei religiosi), durante il quale il Papa avrebbe parlato di una "corrente di corruzione" nella Chiesa romana e di un gruppo di potere omosessuale.
Se da un lato la rivista online non fornisce spiegazioni su come sia entrata in possesso di quel dialogo, ad aumentarne la credibilità è il fatto che il Vaticano non abbia ancora smentito nulla, ma si sia limitato a commentare che «non è possibile virgolettare quelle affermazioni attribuendole al Papa» prima di chiudersi in un profondo silenzio.
Non è la prima volta che il termine viene utilizzato (ad esempio ne parlò ampliamene Concita De Gregorio in occasione dello scandalo Vaticanleaks) e c'è qualche monsignore che confida ai giornalisti che «Se ne parla da tanto tempo, non è un mistero, la novità è che ora ne ha parlato il Papa, anche se forse non proprio in quei termini».
Ma al di là dei termini scelti più o meno antipatici, il succo della questione pare ruotare attorno ad una serie di minacce, intrighi e ricatti che spopolerebbero fra i sacri palazzi, così come l'accusa di omosessualità appare una fra le più usate per attaccare i propri avversari. Gli esiti, però, non sono sempre uguali e eventuali atti omosessuali conclamati (dal monsignore filmato qualche anno fa da la 7 in compagnia di un giovane adescato sul web, al diplomatico vaticano scoperto a letto con un altro uomo) non sempre finiscono con lo stroncare la carriera delle persone coinvolte.
Insomma, l'altalenanza fra chi viene allontanato e chi si vede promosso lascerebbe pensare a qualcosa di un po' diverso da una vera e propria «lobby gay», ma più che altro ad un gruppo di potere che non ha alcuna avversità verso eventuali atti sessuali (anche omosessuali) praticati dai propri protetti.