Josefa Idem e Laura Boldrini andranno al Gay Pride di Palermo (ma non sfileranno)


Il ministro per la Pari Opportunità Josefa Idem ed il Presidente della Camera Laura Boldrini hanno annunciato la loro partecipazione al Gay Pride nazionale di Palermo.
Secondo il ministro è necessario un forte impegno nazionale ed europeo per garantire una parità di trattamento e di dignità alle persone lgbt, nonché di «interventi normativi finalizzati a contrastare l'omofobia e la transfobia e a riconoscere i diritti delle coppie dello stesso sesso, seguendo le autorevoli sollecitazioni che sono state espresse dalla Corte Costituzionale e dalla Corte di Cassazione. In questo quadro intendo rivitalizzare, insieme agli enti locali, quelle best practice che hanno condotto, in alcuni comuni, all'istituzione dei registri delle unioni civili, in modo tale da consentire alle coppie dello stesso sesso, prima di un intervento normativo a livello nazionale che regoli in via definitiva la materia in linea con i canoni europei, un primo riconoscimento di tali vincoli affettivi».
Ma a smorzare l'entusiasmo è stata la successiva dichiarazione, nella quale i due esponenti politici hanno precisato che parteciperanno solo al Convegno di apertura degli eventi ma non alla parata del del 22 giugno (durante la quale gay e lesbiche saranno lasciati soli a rivendicare i propri diritti).
E se una rappresentazione politica ai Gay Pride è quasi una prassi nel resto del mondo, in Italia è bastato questo mezzo tentativo per far nascere le solite polemiche. Ad esempio Gianluigi Gigli, deputato di Scelta Civica, ha tuonato: «Il Gay Pride è una manifestazione che si è sempre distinta per aspetti anche molto volgari, oltre che per offese ad autorità religiose e alla sensibilità di larga parte della popolazione e di molti membri del Parlamento [...] Letta deve chiarire se il ministro Idem sarò a Palermo a titolo personale o come membro del governo. Se anche, tuttavia, il ministro partecipasse al Gay Pride solo a titolo personale, non è possibile che il presidente del Consiglio non ravvisi la valenza divisiva del gesto, come non esitò a fare in precedenti occasioni con altri membri dell'esecutivo.». Il riferimento pare rivolto alla Biancofiore, sollevata della delega alle pari opportunità dopo aver espresso "pareri personali" contro il riconoscimento dei diritti i gay e lesbiche, un po' come il marciare a fianco di qualcuno sia la stessa cosa del marciare contro qualcuno. Ma Gigli, imperterrito, ha proseguito: «Questo governo non ha ancora attribuito la delega alla Famiglia e non ha ritenuto di partecipare alla celebrazione della giornata internazionale per la Famiglia. Stupisce e rammarica che attribuisca ben altra priorità al raduno palermitano. Ci auguriamo che la diversità di atteggiamenti non voglia significare precise scelte nelle politiche per la famiglia».
Alla sua posizione si sono presto aggiunte le voci di due esponenti Pdl: Carlo Giovanardi bolla come «sbagliata e inopportuna la decisione del Presidente della Camera e del Ministro delle Pari Opportunità di partecipare al Gay Pride di Palermo» mentre Gasparri si chiede «A che titolo parteciperanno al Gay Pride? Se in forza del loro incarico, sarebbe grave per le Istituzioni». Poi, ricalcando e fotocopiando le parole di Gigli ha aggiunto che «spesso in quei contesti si sono gravemente offese diverse autorità delle Stato italiano e della Chiesa Cattolica, si è ridicolizzata la famiglia tradizionale e sono staticamente offesi i sentimenti della stragrande maggioranza degli italiani».
Ma il capolavoro del cattivo gusto è quello che giunge dal leghista Gianluca Buonanno, Parlamentare della Repubblica e pronto a sostenere che «Al Gay Pride si vedono delle scene che fanno schifo, scene orripilanti. Il Pride fa schifo. Un bambino se lo vede si chiede: cosa fanno quei pagliacci che sfilano lì? Si svolge in posti pubblici e un bambino potrebbe pensare che qualcosa non quadra se vede certe porcherie [...] La Idem e la Boldrini non dovrebbero rappresentare le istituzioni a una carnevalata con gay e lesbiche che fanno vedere di tutto, fanno vedere il culo, si baciano in strada, fanno strani versi e hanno i seni rifatti. Se un bambino vede il Gay Pride qualche problemino gli viene [...] Se vedo due uomini o due donne che si baciano in pubblico a me fa schifo [...] Se un gay si avvicina e ci prova, se viene a rompermi le palle gli do un calcio nei coglioni». Ma su quest'ultimo punto vale la pena rassicurare il leghista: a nessun gay verrebbe mai in mente di avvicinarsi ad una persona come lui, ancor più per provarci!
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