La Francia, i cattolici e l'elogio dell'illegalità


«Nella nostra regione rurale a forte tradizione cristiana siamo in tanti sindaci con lo stesso problema di coscienza». È questa la motivazione con cui Jean-Yves Clouet, il sindaco di Mésanger a 30 chilometri da Nantes (Francia), ha spiegato il perché del suo rifiuto di celebrare un matrimonio fra due persone dello stesso sesso. La sua presa di posizione non è isolata (ricorderete il caso del primo cittadino di Arcangues) ed ha ricevuto l'immediato plauso dei cattolici riuniti nel Collettivo dei sindaci per l'infanzia.
Nonostante gli interventi del prefetto (che ha ricordato come non sia prevista alcuna possibilità di obiezione di coscienza alla legge sulle nozze gay) è preoccupante constatare come alcuni funzionari pubblici siano pronti a sostenere che la legge dello Stato sia un qualcosa di applicabile a proprio piacimento.
E allora perché chi vuol rubare non dovrebbe avere il diritto di farlo? E perché un sindaco razzista dovrebbe garantire dignità ed uguaglianza ad un cittadino di colore? Qui non si parla di avere opinioni personali, ma di negare servizi e diritti alle persone. E non è un caso se la legge francese prevede pene severe (la sospensione temporanea dalla carica pubblica, un'ammenda dai 45 ai 75 mila euro e fino a tre anni di carcere) per gli amministratori che negano i diritti ai propri cittadini.
Eppure la Manif pour tous, sempre in prima linea nel contrastare i matrimoni gay «in difesa dei bambini», pare abbia gettato la maschera e con la loro ultima petizione ha chiaramente che il loro problema non sono né i minori né la famiglia tradizionale, ma il voler negare dei diritti: «Questa legge -dicono- urta profondamente le coscienze e mette in difficoltà coloro che sono chiamati a celebrare i matrimoni, cioè i sindaci e i loro aggiunti. Noi chiediamo solennemente al presidente della Repubblica di tornare sui suoi passi: che la legge sulla libertà di coscienza nell'applicazione della legge Taubira sia rispettata per tutti i sindaci, gli aggiunti e gli ufficiali dello Stato civile».
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