Il Giornale: «La legge pro gay è illiberale»


«La legge sull'omofobia restringe la sfera della libertà. Quando poi si introduce per lo stesso reato una pena più grave per alcune categorie protette anziché per altre, si ferisce l'universalità delle norme e il principio della legge uguale per tutti». È quanto afferma un articolo pubblicato da Il Giornale.
Dato che è dal 1993 che la legge Mancino condanna i reati commessi per motivi religiosi, razziali, etnici o nazionali e considerato che si vuol sostenere che un gay che vuole camminare liberamente per strada senza essere picchiato o preso a sassate sia una minaccia per la libertà altrui, il quotidiano della famiglia Berlusconi inizia proprio dal mettere in discussione la norma stessa, asserendo che: «è infame la legge Mancino, che punisce col carcere l'apologia di alcune ideologie totalitarie e sanguinarie e non di altre». Insomma, meglio non punire nessuno e si fa prima.
Ma il ragionamento non si ferma qui e l'articolo si domanda «Perché ci dev'essere una norma speciale a tutela degli omosessuali, degli islamici o dei neri e non degli anziani, dei malati, dei credenti in Cristo o degli indigenti? Non è ripugnante prendersela con un vecchio, un malato o un poveraccio o lo è solo se si tratta di omosex, neri, rom, ebrei o islamici?». Una domanda curiosa dato che la risposta appare evidente se si considera che un anziano difficilmente verrà aggredito in quanto anziano, mentre questo accade con troppa frequenza a gay o stranieri. Per quanto riguarda «credenti in Cristo», la legge Mancino già tutela chi subisce discriminazioni per motivi religiosi e quindi non è chiaro perché si li si voglia togliere dal gruppo in modo da non metterne in discussione i loro presunti "privilegi".
Ormai senza freni, Marcello Veneziani (autore del pezzo) sentenzia: «Anche il femminicidio è un abominio giuridico e una violazione elementare della parità dei diritti della persona», arrivando a sentenziare che «A ben vedere, dunque, la norma sull'omofobia viola in un colpo solo i due principi tanto conclamati di giustizia e libertà. Mica male per una norma che viene venduta come necessaria, non più rinviabile, che ci verrebbe richiesta dall'Europa, dalla modernità e probabilmente anche dall'hi-tech e dal digitale».
Non pago degli insulti gratuiti, l'autore se la prende anche con quella parte della politica che non condivide le sue idee: «Che vi sia una fetta del centrodestra incline ad accogliere questa legge è uno schiaffo a tanti propri elettori», dice. Ed aggiunge: «Chi si oppone a questa legge ha il coraggio del non conformismo. Ma è inutile farsi illusioni: tutto cospira in senso opposto, la battaglia è solo per tamponare e tardare. L'istinto del gregge e lo spirito del tempo uniti vinceranno. Per forza di gravità».
Poi, a seguire, c'è anche la consueta gara dei lettori all'affermazione più omofoba ed offensiva inserita nei commenti, soprattutto dopo lo slancio in quella direzione offerto da un'articolo che si commenta da sé.
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