In 200 assaltano il primo Gay Pride del Montenegro
Al grido di «Uccidiamo i gay» e «Montenegro solo per i sani», sono circa duecento i violenti che hanno lanciato sassi, bottiglie e torce contro gli agenti di polizia che stavano facendo da scudo ad alcuni attivisti gay. Il tutto è accaduto nella cittadina di Budva, un comune della costa adriatica del Montenegro, dove una quarantina di manifestanti si erano radunati per partecipando al primo Gay Pride mai organizzati nel Paese. Ulteriori sconti con la polizia si sono verificati anche in altre parti della città, mentre ai partecipanti del Pride è stato chiesto di abbandonare in barca in barca per motivi di sicurezza. Il bilancio è di 20 arresti.
Se si considera come il mondo politico sperasse che la manifestazione potesse giocare in loro favore in vista della loro richiesta di adesione all'Unione Europea, l'esito non è certamente stato quello sperato e non fa che sottolineare la difficile situazione che ancor oggi si registra nel Paese.
«Purtroppo, in vent'anni di transizione, il Montenegro non è maturato a sufficienza per tollerare le differenze», ha dichiarato Aleksandar Zekovic, uno degli organizzatori. Zdravko Cimbaljević, la prima persona montenegrina ad aver pubblicamente dichiarato la propria omosessualità nel 2010, ha aggiunto: «Mi aspettavo un'opposizione, ma questo attacco è la reale immagine del Montenegro».
Curioso è anche come i cronisti locali non abbiano certo faticato a perone pronte a simpatizzare con gli aggressori. Bosko Lukic, un montenegrino che si trova in vacanza a Budva, ha dichiarato: «Non approvo la violenza, ma non sapevo come spiegare questo raduno a mio figlio». Secondo un sondaggio Ipsos, infatti, circa due terzi dei montenegrini ritengono che l'omosessualità sia una malattia e l'80% ritiene che debba restare un comportamento privato.
Tutti i recedenti tentativi di organizzare un Gay Pride erano stati fermati da violenti minacce e i due attori che nel 2012 interpretarono una coppia gay in video contro l'omofobia vennero assaliti e gravemente picchiati.
Mercoledì scorso il primo ministro Milo Djukanovic aveva ribadito in Parlamento che il suo governo «sostiene la tutela dei diritti umani per tutte le persone, senza differenza».