La Corte Suprema rigetta la petizione e si rifiutata di fermare la ripresa dei matrimoni gay in California


Si chiama ProtectMarriage ed è un gruppo formato da conservatori e gruppi religiosi che si è battuto strenuamente perché la Prop8 (la norma che vietava i matrimoni gay in California) restasse in vigore. Ora che la Corte Suprema degli Stati Uniti ne ha annullato gli effetti, il gruppo ha pensato bene di organizzare in fretta e furia una petizione per chiedere l'immediata sospensione della ripresa dei matrimoni gay.
La loro tesi è che il volere espresso nel 2008 durante un referendum popolare (che ha impedito il proseguo della celebrazione di matrimoni fra persone dello stesso sesso) non possa essere abolito anche se è stato giudicato incostituzionale nel 2010 e nonostante la Corte Suprema abbia stabilito che il loro ricorso verso quella decisione non era lecito (pur avendo prolungato il divieto di tre lunghi anni).
Secondo i loro avvocati, inoltre, almeno 56 dei 58 impiegati della contea dovrebbero continuare a non celebrare matrimoni gay, dato che non erano stati citati nominalmente nel decreto ingiuntivo rilasciato dal giudice di San Francisco nel 2010. Insomma, tanti piccoli cavilli con cui si sperava di poter impedire il rispetto dei diritti delle coppie gay, magari in attesa di una nuova, lunga causa legale.
Fortunatamente, però, la Corte Suprema della California ha rigettato il ricorso e si è rifiutata di fermare la ripresa dei matrimoni gay sulla base di quelle motivazioni. Inutile dire che è facile attendersi nuove offensive da parte di chi pare incapace di accettare che anche gli altri possano godere dei loro stessi diritti.
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