Le religioni monoteiste e l’omosessualità


Lo studioso dell'islam Thomas Bauer, il rabbino Walter Homolka, il protestante Berthold Höcker e il gesuita Klaus Merter sono i relatori intervenuti ad un convegno organizzato in Germania dal titolo "Religione e omosessualità".
Precisando come lo stesso Bauer abbia premesso che «La questione è più complicata di quanto si possa pensare», dalla discussione è emerso come in tre delle principali religioni monoteistiche si sia affrontato il tema dell'omosessualità solo a partire dal XIX secolo.
Dai cento ai duecento anni fa, infatti, le storie omoerotiche erano la normalità per gli islamici e gli uomini erano ben felici nel sapere che non ci sarebbero state solo donne, ma anche uomini, ad attenderli in paradiso. Nel Corano non vi è alcuna condanna dell'omosessualità (se non riguardo all'episodio di Sodoma e Gomorra, dove il tema trattato è più che altro la violenza sessuale) e sino al XX secolo non vi è traccia di alcuna condanna per rapporti avuti con persone dello stesso sesso. Storicamente pare che l'omofobia sia stata importata dall'occidente solo alla fine del XIX secolo, generando la situazione odierna.
Simile è quanto accaduto anche nell'ebraismo: nei testi sacri non vi è alcuna condanna esplicita (l'unico appiglio potrebbe essere al massimo un «siate fecondi» che compare un'unica volta) e ancor oggi circa l'85% degli ebrei non condanna l'omosessualità. Percentuali simili si registrano anche fra i protestanti, dove solo il 15% dei credenti manifesta astio verso i gay.
Secondo Mertes, il vero problema è rappresentato dalla religione cattolici: l'unica comunità religiosa completamente gerarchizzata e in cui i vertici si ostinano a ricorrere ad espressioni omofobe. Il gesuita non ha mancato di ricordare le parole usate dallo stesso Papa Franceso rivolte ad una «lobby gay», indice di quanto possa risultare difficile parlare di omosessualità in Vaticano.
2 commenti