I giornali cattolici si giocano la carta del blogger desideroso di "guarire" dalla propria omosessualità


Celato dietro lo pseudonimo di Eliseo Del Deserto, c'è un blogger romano che sta conquistando la simpatia di molti giornali cattolici. Il motivo? Si professa gay e desideroso di poter "guarire" dalla sua omosessualità grazie alla fede. Insomma, una vera e propria manna per tutti quei giornalisti che cercano di sostenere che certi diritti vadano negati perché sono gli stessi beneficiari a non volerli.
L'ultimo affondo (rilanciato a caratteri cubitali da Tempi.it) è una lettera indirizzata a Giuseppe Luigi Palma, nella quale in cui il giovane contesta il parere scientifico espresso dal presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi sulla base della sua idea personale: «L'omosessualità maschile è secondo me una grave carenza di amore vissuta durante l'infanzia, un immaturità affettiva, un rifiuto netto di crescere». Poi aggiunge: «tanti uomini in passato omosessuali, oggi sono felicemente etero. La sessualità è un orientamento, lo saprà bene no? Penso alle bussole o alle navi, com'è facile cambiarne la rotta!». Tesi che, secondo i giornali cattolici, varrebbero più degli studi scientifici e sarebbero la prova inconfutabile della possibilità per i gay di diventare etero.
Visto il risalto dato al personaggio, viene da chiedersi chi sia. Impossibile saperlo: sul suo blog ci sono solo due post pubblicati nel giugno del 2012 (in uno sostiene che «Sono convinto che dall'omosessualità si può uscire» e nell'altro attacca i siti per incontri gay) e sette fra il luglio e l'agosto del 2013.
Proprio in concomitanza con la discussione della legge contro l'omofobia, infatti, Eliseo è tornato a pubblicare una serie di lette che dice destinate a far capire alle persone «normali» che cosa voglia dire essere gay, il tutto premettendo la contrarietà ad ogni matrimonio che non sia fra uomo e donna e sostenendo che il suo l'essere gay sia «una sofferenza». Secondo lui, infatti, quando una donna di innamora di un uomo «questo sentimento si trasforma in una speranza. In me invece si trasforma in disperazione». Affermazioni che appaiono come il grido di aiuto di chi non è in grado di accettarsi a causa dell'ambiente culturale che lo lo ha condizionato (curioso che alcuni lo vogliano eleggere come il gay ideale che deve parlare per tutti. ndr).
Ma non solo. Nonostante racconti di essere «stato anche picchiato perché secondo i miei coetanei maschi ero gay», si dice fortemente contrario ad una legge contro l'omofobia dato che «Socialmente non mi sento discriminato come omosessuale, ma piuttosto come giovane precario. Non è forse un'urgenza politica questa, che supera di gran lunga la questione dell'omofobia? Che sicuramente è un problema, io stesso l'ho dovuto affrontare, ma non è certamente il più urgenti». Dopo aver ripetuto nuovamente il pensiero sostenuto dai vescovi, Eliseo aggiunge che: «mi sono augurato di morire prima di diventare vecchio» e che «come omosessuale e vittima di bullismo francamente preferisco si risolvano prima queste situazioni, che sento estremamente più urgenti della mia, perché io già sono tutelato dalla legge». Tant'è bastato perché la lettera rimbalzasse su Tempi.it al grido di «Io, gay e vittima di bullismo, dico no alla legge sull'omofobia».
I riferimenti al disagio, alla morte e alla sofferenza non possono che sottolineare gli effetti devastanti di una società omofoba che spesso bolla come "peccato" l'omosessualità, ma pare che a cattolici e ciellini tutto ciò importi poco, soprattutto a fronte della possibilità di utilizzare il tutto a fini propagandistici per far sì che altre persone vivano male come Eliseo. Il tutto, ovviamente, nell'ipotesi che Eliseo sia una persona reale e che il blog non sia stato confezionato ad hoc al solo fine di avere una fonte da citare quando si assumono posizioni particolarmente discriminatorie (non passa certo inosservato come la totalità delle affermazioni espresse rispecchi esattamente quelle assunte da vescovi e stampa cattolica, ndr).
11 commenti