Il partito dell'omofobo Mugabe ha proclamato la sua vittoria alle elezioni in Zimbabwe


Il partito Zanu-Pf del presidente Robert Mugabe ha proclamato oggi la sua vittoria nelle elezioni in Zimbabwe. Per la settima volta consecutiva, dunque, pare che sarà Mugabe a sedere alla guida il Paese africano. Così come già avvenuto nel 2008, Amnesty International e Human Rights Watch hanno segnalato episodi di intimidazioni su vasta scala, così come sono state contestate anche le liste elettorali (rese pubbliche con grande ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge) contenenti nomi doppi ed oltre un milione di cittadini morti o emigrati. Anche il suo rivale, il Movimento per il cambiamento democratico, sostiene che nella giornata del voto si siano registrati «brogli monumentali».
La stessa dichiarazione odierna del premier è fonte di discussione, dato che la diffusione di risultati elettorali non ufficiali è ritenuta illegale in Zimbabwe (le norme prevedono cinque giorni di tempo dal voto per fornire l'esito elettorale).
Alla guida del Paese dal 1980, l'89enne è anche annoverato fra i peggiori omofobi d'Africa. Sotto la sua guida sono state inasprite le pene riservate alla comunità lgbt (l'omosessualità è tutt'oggi reato in Zimbabwe) e non sono mancate prese di posizione finalizzate all'incitamento all'odio.
Nel 1995 sostenne che «gli omosessuali offendono la legge della natura e la morale dei religiosi», arrivando a dichiarare che fossero da ritenersi «peggiori dei cani e dei maiali». Ed è proprio in nome dei «valori tradizionali» che invitò tutti i cittadini a denunciare e consegnare alla polizia tutte le persone di cui si sospettasse l'omosessualità.
In più occasioni utilizzò il sentimento omofobo generato dalla sua politica anche per utilizzare la comunità gay come carpio espiatorio, attribuendogli la responsabilità di un ampio numero di problemi del Paese (soprattutto quelli di carattere economico). Ed è proprio per fini propagandistici che sostenne che l'omosessualità è una cultura «non-africana» importata dai coloni e praticata nel Paese solo da «alcuni bianchi».
Nel corso dei festeggiamenti per il suo 82° compleanno, Mugabe invitò la stampa a parlare in modo negativo di qualsiasi notizia legata alla comunità lgbt. Nel 1998, invece, accusò di sodomia l'ex presidente Canaan Banana e lo fece condannare a dieci anni anni di carcere, sei mesi dei quali da scontare in una prigione a cielo aperto. Recentemente ha fortemente criticato l'operato di Barack Obama e il supporto che ha offerto a sostegno dei diritti dei gay.
Nel corso degli anni è incalcolabile il numero di gay e lesbiche che sono stati arrestati, torturati, picchiati e a volte anche violentati dalle autorità dello Zimbabwe.
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