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L'assessore all'Istruzione del Veneto rivendica la sua battaglia alla legge contro l'omofobia

«"Rivendico" il diritto di difendere sempre e comunque la famiglia e il diritto per i figli di avere un padre e una madre, così come chiedo con forza rispetto per la nostra terra, la nostra religione e la nostra civiltà. Non sarà un proclama basato sulla intolleranza per una opinione politica diversa a fermarmi nella mia battaglia. Ogni giorno ci troviamo di fronte a una società che ha perso i propri valori e punti di riferimento e che cerca di far passare per civile e tollerante ciò che è liberticida e nichilista, come l'ultima legge proposta in parlamento fintamente contro l'omofobia». A sostenerlo è Elena Donazzan, assessore all'Istruzione, alla Formazione e al Lavoro della Regione Veneto.
Ancora una volta, dunque, un politico del Pdl pare intenzionato a voler celare dietro alla «libertà d'opinione» dei proclami contro delle minoranze che il suo ruolo le imporrebbero di rappresentare e difendere. Ecco dunque che una richiesta semplice, come il diritto di poter camminare per strada senza temere di essere picchiati perché gay, diventa «un' opinione politica» da combattere in nome della «nostra religione».
Sindacati e ed associazioni non hanno mancato di sottolineare che «un assessore all'Istruzione, per la carica che riveste, dovrebbe farsi artefice di iniziative contro l'omofobia volte a favorire la piena accettazione delle differenze nella nostra società. È quindi inaccettabile che l'Assessore Donazzan si esprima costantemente in questi termini, confermando la sua fede omofoba ed intollerante. Molto probabilmente Elena Donazzan dimentica i troppi ragazzi suicidatisi per le insopportabili violenze fisiche e verbali che si sono trovati a sopportare, violenze che, a causa dell'assenza di una legge antiomofobia, rimarranno impunite».


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