L'ottavo comandamento


L'ottavo comandamento dice di non dire falsa testimonianza, ma evidentemente dev'essere considerato una traccia da seguire a propria discrezione dai vari giornali cattolici che stanno giocandosi le ultime cartucce per tentare di bloccare l'approvazione di una legge contro l'omofobia. Già, perché l'obiettivo primario appare quello di abbattere il "nemico" e un po' di sana disinformazione e strumentalizzazione dev'essere considerata lecita pur di raggiungere i propri fini.
Ma andiamo con calma. Giusto qualche giorni fa ci eravamo occupati di un imprenditore che ha deciso di concedere la licenza matrimoniale anche ai dipendenti gay che si fossero recati all'estero per sposarsi. Anche IlSussidiario.net ha ripreso la notizia, ma nel suo modo di raccontarla due cose non passano inosservate: il passo in cui l'uomo ha raccontato che il suo parroco era d'accorso con la sua decisione è stato messo al condizionale (una cosa del tipo: «Lui dice che così, ma bisogna vedere se è vero») e riguardo all'impossibilità di potersi sposare in Italia affermano che: «in Italia il matrimonio è considerato, per dettame costituzionale, esclusivamente quello eterosessuale». Dato che nel 2010 la Corte costituzionale (con la sentenza numero 138) ha stabilito soltanto la piena costituzionalità delle nozze gay, così come confermato anche dalla Commissione Giustizia al Senato, il voler sostenere il contrario significa mentire. Insomma, se una contrarietà può essere lecita, non lo è il volerla sostenere tramite la diffusione di notizie false che possano inculcare idee faziose e di pura fantasia nell'opinione pubblica.
Allo stesso modo Tempi.it (seppur diviso in questi giorni fa la sua crociata contro i gay e la richiesta di impunità per i leader politici a lui vicini) non esita a sostenere che la legge anti-omofbia sia una delle «leggi più liberticide mai introdotte nel nostro ordinamento».
Fermo restando che il pulpito da cui giunge la predica è curioso (da decenni i cristiani già godono della tutela della legge Mancino e, qualora fosse così «liberticida», forse dovrebbero rinunciarvi prima di chiedere che non sia allargata), nell'articolo parlano della norma come di «un insieme di norme che, col pretesto di combattere le discriminazioni, ne introdurrà di nuove e di più pesanti verso chi continuerà a dire in pubblico che il matrimonio è tale solo fra uomo e donna, che un bimbo non può essere educato da due "genitori" del medesimo sesso, che l'omosessualità non è un destino ineluttabile, bensì l’espressione di un disagio che può essere affrontato con delicatezza e comprensione».
Sorvolando i virgolettati (due genitori gay sono genitori, anche se a loro infastidisce quel termine), la norma vuole fermare il crescente fenomeno che vede numerosi gay e lesbiche aggrediti e picchiati per il solo fatto di esistere. Mandare all'ospedale qualcuno perché ha un'orientamento sessuale diverso dal proprio non è un'opinione. Certo che se poi buttano nel calderone anche il voler mettere in discussione quanto sancito dall'Oms (ossia che l'omosessualità non è una malattia ma un normale orientamento sessuale) allora sì che ci sarebbe da discutere: davvero si vuol ritenere lecito il mettere il discussione ogni tesi scientifica sulla base di preconcetti personali? Perché, se così fosse, cosa impedirebbe in diritto di ritenere una malattia il credo religioso o l'avere gli occhi azzurri?
1 commento