Si è svolto senza arresti il secondo Gay Pride mai organizzato in Uganda
Sono circa duecento gli attivisti scesi in strada per dar vita al secondo Gay Pride mai realizzato in Uganda. In un Paese dove il governo si è apprestato ad approvare un progetto di legge che inizialmente includeva la pena di morte per i gay (attualmente ancora in fase di revisione), è facile intuire quanto coraggio sia stato necessario per sfilare il proprio orgoglio.
Nel 2012 la autorità ha autorizzato il primo Pride del Paese, ma la polizia è intervenuta ed ha arrestato tutti i partecipanti. Quest'anno, invece, pare che la manifestazione si sia svolta senza incidenti di rilievo.
«Oggi posso finalmente essere me stesso. Di solito devo nascondere la mia sessualità per proteggermi dagli abusi», ha racconta un'attivista 26enne. Solo la sua famiglia sa che è lesbica ed è solita mentire sulla propria sessualità anche ad amici e conoscenti. La sua partecipazione alla parata è stata tenuta nascosta a tutti per timore di ripercussioni.
«Se fossi andato in giro per Kampala con questi vestiti, sono sicuro che qualcuno mi avrebbe violentato. Oggi posso finalmente mostrare chi sono realmente» aggiunge un transgender che vuole protegge il suo anonimato dietro lo pseudonimo di Bad Black.
Circa il 96% della popolazione ugandese ritiene che gli omosessuali non debbano essere accettati dalla società e agli arresti effettuati dalla polizia seguono generalmente due o tre giorni di fermo in questura. Per evitare scontri, la parata si è tenuta in un'area scarsamente popolata e sei agenti di polizia hanno impedito che i manifestanti potessero venire a contatto con gli abitanti del luogo.
«L'Uganda non è ancora abbastanza matura da permetterci di camminare liberamente per strada. Ma spero che, nel corso dei prossimi cinque anni, sarà possibile per noi a sfilare a Kampala» afferma Kasha Jacqueline, una delle organizzatrici della manifestazione.