Yelena Isinbayeva diventa l'eroina dei cattolici
«L'opinione pubblica non ha perso un attimo per tacciare la saltatrice con l'asta di omofobia, di essere contro il progresso, di chissà cos'altro. Perché oggi è così che va il mondo: si può manifestare fino allo stremo e con atteggiamenti discutibili in favore della parità dei sessi e dell'uguaglianza dei diritti per gli omosessuali, ma quando si esprime un'opinione contraria, allora non si può, bisogna tacere, bisogna "rispettare i diritti di tutti". Già, un bel controsenso».
Così un articolo pubblicato da IlSussidiario.net si schiera al fianco della saltatrice con l'asta Yelena Isinbayeva e della sua presa di posizione a favore delle leggi anti-gay volute da Putin. Leggi che i cattolici raccontano in un modo un po' particolare, sostenendo che siano finalizzate a vietare «la diffusione, la promozione e la pubblicità di qualunque tipo di propaganda inneggiante l'omosessualità». Poco importa se parlare di "promozione" di un orientamento sessuale non abbia alcun senso e se sotto quella definizione si sia fatto rientrare di tutto (persino l'abbigliamento): la posizione dell'articolo è ben chiara nel sostenere la bontà di una repressione che impone a tutta la comunità gay russa di non poter vivere alla luce del sole.
Il controsenso, però, è un altro: le stesse persone che sostengono che non si possa prendere posizione dinnanzi a quelle dichiarazioni sono le stesse che non perdono occasione per sostenere che la legge contro l'omofobia violi la propria "libertà di espressione". In altre parole, è giusto che in Russia ai gay sia impedito il diritto all'esistenza ed è giusto che in Italia il diritto di opinione sia esteso (ai soli cattolici, dato che si parla di proroghe «per motivi religiosi») sino a permettere prese di posizione che compromettano la dignità e la sicurezza degli altri.
Nel titolo l'articolo domanda «In Russia le ragazze stanno con i ragazzi, qual è il problema?». È difficile non dubitare della buona fede di un articolo che non riesce a giungere alla risposta più ovvia: il problema è che per legge i gay possono stare con persone del proprio sesso e chi lo fa rischia di essere ucciso, torturato o imprigionato. Ma in fin dei conti è l'articolo stesso a spiegare che al rispetto dei diritti dei tutti sia da preferire un'egemonia del proprio pensiero, in una visione dove il più forte abbia il pieno diritto di mettere a tacere gli altri.
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