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A Roma un ragazzo viene brutalmente picchiato perché gay, ma Avvenire accusa l'Italia di «omofilia»

Mentre a Roma l'ennesimo ragazzo che aspettava la metropolitana è stato aggredito e brutalmente picchiato semplicemente perché gay, dalle pagine di Avvenire giunge un vero e proprio delirio che riguarda l'ormai noto "Caso Barilla".
«Sono ormai così tante -scrive il giornale dei vescovi- le manifestazioni in cui i portavoce di movimenti gay intervengono per cercare di soffocare o di troncare ogni dibattito che risulti loro sgradito, che è impossibile negare che ci si trovi davanti a una vera e propria emergenza culturale, che deve inquietarci tutti: con la difesa del supremo principio costituzionale della libertà di pensiero e di espressione non si può più transigere». Una libertà che parrebbe non dover valere concessa ai gay, accusati di voler decidere autonomamente quali prodotti acquistare al supermercato (così come lo stesso Barilla li ha invitati a fare). Non a caso il riferimento viene ben presto chiarito: «La recentissima bufera mediatica che ha coinvolto in una trasmissione radiofonica Guido Barilla, accusato di "omofobia alimentare" solo per aver dichiarato che la sua azienda ha come punto di riferimento principale la famiglia fatta da un padre e una madre, è davvero esemplare, anche per l'evidente mancanza di senso del ridicolo da tutte le parti». «Sono anni che i cattolici e i laici che affermano le salde e civili idee che oggi vengono definite "della tradizione" si ritrovano sul banco degli imputati come "intolleranti" e "discriminatori"».
Secondo Avvenire, infatti, la realtà sarebbe un'altra: «Prima il lavorìo per arrivare a una legge che promette di combattere l'"omofobia" e si avvia, invece, a manomettere il nostro diritto penale introducendo una supertutela "ad personas" (se picchiassero me e mia moglie, dovrebbe contare meno di un eguale trattamento riservato a due persone omosessuali: perché?) con modalità che, per di più, minacciano di ferire gravemente la libertà di pensiero e di opinione». «Poi una piccola serie di tentativi di cancellare burocraticamente "papà" e "mamma" dal lessico ufficiale delle amministrazioni locali». «Ora questo attacco smodato e insensato a un uomo d'azienda che, con tono garbato e nessuna polemica, aveva osato rivelare di concepire la famiglia come il luogo nel quale un padre e una madre crescono i propri figli e, per questo, ha ammesso di non essere intenzionato a promuovere i propri prodotti alimentari usando coppie di persone omosessuali. Il punto è che mentre l'"omofobia", quella vera, violenta e discriminatoria, è odiosa, l'"omofilia", politicamente corretta, è vistosamente ideologica».
Inutile dire che né lui né sua moglie rischiano di essere picchiati a sangue mentre attendono la metropolitana solo perché eterosessuali, così come chi ha chiesto ed ottenuto di essere esclusi dal rispetto di quelle norme dovrebbe fare molta attenzione a fare dei riferimenti a provvedimenti "ad personam". Per il resto il ragionamento si commenta da sé.


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