Essere gay. Identità, stereotipi, cultura
Arriva anche in Italia, edito da Edizioni FerrariSinibaldi, il libro di David Halperin che Oltreoceano ha portato a grida di sdegno sia da parte della stampa tradizionale che da quella gay. "Essere gay. Identità, stereotipi, cultura" è un'opera che parte da una semplice considerazione: «Nessuno metterebbe in dubbio che un ragazzo che dispone i mobili in un certo modo, che rotea gli occhi in maniera esagerata per mostrarsi incredulo, che ama la musica techno o i musical, che conosce tutti i film di Bette Davis, sia gay. Ma se si affermasse che l'omosessualità maschile è una pratica culturale, l'espressione di una soggettività unica e, per la società "tradizionale", un modo di relazionarsi del tutto "strano", chiunque avrebbe certamente da ridire. Una tale idea, si direbbe, è solo uno stereotipo ridicolmente semplicistico, politicamente irresponsabile e moralmente sospetto. Il mondo riconosce la cultura maschile gay come un dato di fatto, ma la nega come verità».
Eppure David Halperin osa suggerire che l'omosessualità sia un modo specifico di "essere" che i gay devono apprendere gli uni dagli altri per raggiungere ciò che veramente sono. Infatti, secondo l'autore, «la genialità della cultura gay risiede in alcune delle sue caratteristiche più disprezzate: l'estetismo, lo snobismo, il melodramma, l'adorazione per tutto ciò che è glamour, le caricature di donne e l'ossessione per la figura materna. L'intuito, l'impertinenza e l'imperturbabile intelligenza critica mostrata dalla cultura gay hanno molto da offrire al mondo eterosessuale».