Gli psicologi si interrogano su come curare l'omofobia


Mentre i nostri politici si presentano alla Camera per sostenere il diritto all'odio e l'esistenza di fantomatiche terapie riparative (già ampliamene screditate dal mondo scientifico), l'Ordine degli Psicologi del Lazio si è dato appuntamento il prossimo 21 settembre per un incontro dal titolo "Omofobia sociale e interiorizzata: come curarla".
Già, perché se Lega e Pdl sono inclini a sostenere che l'omofobia sia un concetto troppo astratto per poterne discutere, il mondo accademico appare convinto che si tratti di una qualcosa da curare e sul quale è bene che gli psicologi si interroghino per identificare direttive comuni.
Le finalità della giornata -riservata si soli operatori- sono ben spiegate sul sito ufficiale dell'Ordine:

In passato le persone omosessuali sono state di volta in volta considerate (e trattate come) peccatrici e moralmente disordinate (religione), devianti e criminali (legge), malate (medicina), immature o perverse (psicoanalisi). Anche per questo, molte di loro hanno costruito una sofisticata cultura dell'invisibilità. Oggi, lesbiche e gay chiedono di vivere alla luce del sole, con gli stessi diritti e doveri di tutti i cittadini. Molti governi, occidentali e non, hanno ascoltato questa richiesta, passando così, direbbe la filosofa Martha Nussbaum, dalla «politica del disgusto» alla «politica dell'umanità». Con un certo anticipo rispetto alla politica e al diritto, le scienze avevano da tempo avviato un processo di de-patologizzazione dell'orientamento omosessuale.
Ma se in passato la pietra dello scandalo era la «devianza» omosessuale, ciò che oggi preoccupa e spaventa, fino alla violenza, è proprio la «normalità» omosessuale, la sua possibilità di realizzazione affettiva e familiare. Per una ragione o per l'altra, insomma, l'omosessualità finisce sempre per evocare il contrappunto distorto dell'omofobia. E così come esistono tante omosessualità, esistono tante varianti dell'omofobia: private, politiche, religiose, da strada, da salotto, emotive, cognitive, suadenti, rabbiose. Le stesse persone omosessuali possono soffrirne: si chiama «omofobia interiorizzata» e produce insicurezza, scarsa autostima, difficoltà relazionali. Talora, come sappiamo, può portare al suicidio.

Insomma, ancora una volta si ha l'impressione che esista una realtà scientifica e una realtà che esiste solo nella mente di chi vuole trovare una giustificazione alle proprie discriminazioni, con il rischio che una fantasia possa risultare una verità agli occhi a chi preferisce non porsi troppe domande.
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