L'Agedo contro L'Espresso: «Che c'entrano quelle foto con le violenze che subiscono i nostri figli?»


«L'omofobia colpisce nelle grandi città. A ogni età. In ufficio e a scuola. E sono oltre 20mila le richieste di aiuto. Rapporto sulle discriminazioni. Ormai un'emergenza nazionale». Sono queste le parole che introducevano l'inchiesta sull'omofobia pubblicata lo scorso 12 settembre da L'Espresso.
A creare malumori, però, non sono state tanto le parole quanto le immagini scelte per il corredo grafico: l'Agedo, infatti, contesta come tutte le fotografie pubblicate nell'articolo si riferiscano a scene che non hanno nulla a che vedere con le violenze che i loro figli subiscono, preferendo mostrare sederi, darkroom e scene di cruising.
Gabriele Scalfarotto, presidente dell'associazione a Foggia, ha così preso carta e penna per scrivere una lettera al direttore del settimanale, parlando apertamente di gaffe e di autogol. «Io non comprendo -si legge nella lettera- l'attinenza delle foto scelte per corredare l'articolo, io non comprendo l'attinenza della discoteca con i ragazzini che si suicidano, io non comprendo l'attinenza del velo rosa e delle piume (come specificato abiti di scena di uno spettacolo) con le aggressioni e gli omicidi di gay. Io non comprendo perché nelle foto sono rappresentati solo giovani uomini se l'articolo afferma che "il 40% delle richieste di aiuto è di donne e che l'età varia dagli 11 agli 80 anni". Io non comprendo perché l'unico primo piano è di un culo? Gli omosessuali hanno solo il lato b? (Forse per parlare di femminicidio associamo un bel primo piano di tette in lingerie di pizzo?). Io non comprendo perché per rappresentare un abbraccio tra uomini bisogna specificare che avviene "...nella dark room" (accade frequentemente che i reporters dell'Espresso vadano a scattare fotografie in una dark room?). La mia indignazione nasce dallo stridere del testo drammatico (omicidi, suicidi,aggressioni, licenziamenti ecc.) con quelle immagini; la mia indignazione nasce dalla modalità di rappresentazione dell'omosessualità per cui si sottolinea morbosamente la sessualità fino a rendere i gay esseri ipersessuati assurdamente lontani dalla normalità o se preferite dalla quotidianità... Mi domando quanti sono gli omosessuali (donne, uomini, studenti, disoccupati, operai, insegnanti, professionisti, discotecari, casalinghi, belli, brutti, timidi, estroversi, adolescenti, giovani, adulti, anziani) che si identificano in questa rappresentazione dell'omosessualità».

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