Secondo i cattolici dell'Uccr, in Italia non c'è omofobia (e quindi non va vietata)
«Avremo tanti difetti, noi italiani, ma non siamo affatto "omofobi" né rischiamo di diventarlo. Lo dice il buon senso di chi conosce l'Italia e sa distinguere fra realtà e propaganda». A dirlo è l'Unione Cristiani Cattolici Razionali che, dopo le loro innumerevoli campagne omofobe, cantano vittoria sventolando i dati del Pew Research Center (già citato in Aula dall'on. Eugenia Roccella) secondo cui l'Italia sarebbe all'ottavo posto al mondo per l'accettazione dell'omosessualità.
Quei dati dovrebbero portare a chiedersi perché la politica non vuole legiferare nella direzione del sentimento popolare (l'Uccr non ha certo perso tempo ad analizzare i dati disastrosi raccolti da Amnesty International in merito alla situazioen legislativa italiana), ma il sito cattolico preferisce concludere che l'Italia non ha bisogno di una legge contro l'omofobia dato che l'omofobia è a lor dire poca. Insomma, un po' come se una un'alta percentuale di persone pronte a condannare chi uccide fosse un motivo più che sufficiente per depenalizzare l'omicidio.
Anzi, l'Uccr non ha dubbi nel sostenere che il mancato riconoscimento dei diritti civili sia a beneficio della comunità lgbt, dato che «in Germania ed in Spagna -Paesi nei quali unioni civili e nozze gay sono legali- negli ultimi cinque anni la tolleranza verso l'omosessualità è aumentata dal 6%» contro il 9% dell'aumento registrato in Italia. Il tutto risulterebbe anche supportato da alcuni studi sull'omosessualità condotti 1972 (quindi più di quarant'anni fa) che secondo i cattolici sarebbero inattaccabili a meno che «non si vogliano tacciare i ricercatori di miopia o di incompetenza».
Detto questo, l'articolo lancia anche l'idea di una guerra santa verso l'Islam: «l'intolleranza verso l'omosessualità -dicono- è un problema che riguarda fondamentalmente i Paesi a maggioranza islamica. A questo punto -appurato che l'Italia non è affatto "omofoba" e che, anzi, negli ultimi anni fa fatto più progressi nei confronti dell'omosessualità di Spagna e Germania- sorge un dubbio: perché mai, anziché a Vicenza, a Palermo e in altre città italiane, i militanti gay non vanno a sfilare in terra islamica? I diritti degli omosessuali di quei Paesi non valgono forse nulla?».
Una serie di incisi ed illazioni decisamente curiosi, soprattutto da parte di un sito che solo poche ore fa aveva pubblicato un articolo di incitamento all'odio (ora cancellato dai loro server, ma di cui si trova ancora traccia online) pronto a sostenere che i gay non si vogliono sposare perché si amano, ma «da anni i militanti gay dichiarano apertamente che questa rincorsa alle nozze omosessuali è una farsa e il vero intento è quello di dissoluzione del concetto di matrimonio».
Ed è così che, dopo aver sostenuto che la tutela per le coppie gay è già sufficientemente garantita dai privati (e quindi non è necessario che lo sia anche dinnanzi allo Stato), ora sostengono che l'omofobia non sia un problema. Eppure, se davvero l'omofobia non esistesse (e quindi se le vittime dell'omofobia fossero solo pure invenzioni), perché mai bisognerebbe sprecare così tante energie nell'impedire che sia vietata per legge? Che rischio potrebbe mai avere il vietare qualcosa che loro dicono non esista?