Senza parole
Ricapitoliamo. Il provvedimento urgente per il contrasto all'omofobia e alla transofobia si sarebbe dovuto votare prima dell'estate, ma poi sono arrivate le vacanze estive, i politici se ne sono andati al mare ed il tutto è stato rimandato a settembre. Rimesso in calendario solamente la settimana scorsa, il sopraggiungere di alcune pregiudiziali presentate dal centro-destra hanno prolungato i tempi di un'ulteriore settimana ed il voto si sarebbe dovuto tenere stamattina. Stamattina è saltato l'accordo fra Pd e Pdl, il realtore Antonio Leone si è dimesso ed il voto è stato rimandato alle 16, dopo l'incontro dei capigruppo. Alle 16 passate è stata chiesta l'inversione dell'ordine del giorno per garantire più tempo ai capigruppo perché potessero raggiungere un accordo comune prima della discussione in aula: morale, il voto è slittato al tardo pomeriggio.
E così, dopo il lungo dibattito sulla crisi di Irisbus e Bredamenarini, alle 19:21 la seduta è stata sospesa in attesa della conferenza dei capigruppo. Poi la sospensione dei lavori.
Se ieri il giornale dei vescovi titolava "Omofobia, alla Camera prevale la fretta" (peraltro senza ricorrere ai soliti giri di parole nel condannare un «ddl che fa diventare reato l'omofobia e la transfobia») tutta questa fretta non si è vista, perlomeno agli occhi di quanti attendono da più di un decennio un provvedimento che ponga fine alle violenze che la comunità lgbt continua quotidianamente a subire (la prima proposta di legge in tal senso risaliva al lontano 2002).
Domani, forse, potrebbe esserci il voto dell'Aula. E se la Lega si dice pronta a chiedere lo scrutino segreto, Pdl e Pd potrebbero optare per la libertà di coscienza dei singoli deputati.