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La Francia rigetta il ricorso: i sindaci non potranno rifiutarsi di celebrare matrimoni gay

Alla fine non ce l'hanno fatta: i sindaci francesi che aveano invocato il diritto all'obiezione di coscienza verso i matrimoni gay dovranno sottostare alle leggi dello Stato.
È quanto ha stabilito dal Consiglio costituzionale di Francia dopo aver esaminato l'appello presentato dal collettivo dei Sindaci per l'Infanzia. In quelle carte si rivendicava il diritto di poter scegliere se sposare o meno le coppie formate da persone dello stesso sesso dato che la «libertà di coscienza e di religione è garantita dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo e nel preambolo della Costituzione francese».
Il Consiglio, però, non ha avuto dubbi nell'affermare che i sindaci non si possono appellare alle proprie credenze morali e religiose durante lo svolgimento delle proprie funzioni, tra le quali anche la celebrazione di un matrimonio.
Il collettivo, però, pare non& volersi arrendere all'evidenza ed ha già annunciato la propria intenzione di ricorrere presso la Corte europea dei diritti umani (attualmente già alle prese con i ricorsi presentati da Silvio Berlusconi, Bernardo Provenzano e Vanna Marchi.).


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