Giovanardi contro il Garante: sui gay deve decidere esclusivamente il Parlamento
Lo scorso gennaio la Corte di Cassazione sentenziò che un bambino può crescere in modo equilibrato anche in una famiglia omosessuale, aggiungendo poi che chiunque ritenga il contrario non faccia altro che esprimere un «mero pregiudizio». Sul fronte opposto, però, c'è un Parlamento così impegnato a compiacere cattolici e Vaticano da non essere neppure in grado di approvare una norma che potesse sancire la violenza verso i gay non è l'espressione di un'opinione ma un fatto grave da perseguire.
Non stupisce, dunque, che la scelta del Tribunale dei Minori di Bologna in merito all'affido una bimba di tre anni ad una coppia gay (con tanto di appoggio da parte del Garante per l'Infanzia) potesse far nascere malumori di lesa maestà tra i parlamentari (ancor più vista la necessità di contestare sempre e comunque la magistratura per tutelare gli interessi di un singolo senatore che rischia di decadere per aver frodato il fisco).
Dopo le prime esternazioni della Lega e gli insulti di Libero, non poteva che arrivare la presa di posizione dell'omofobo Carlo Giovanardi.
«Il Garante per l'infanzia -ha dichiarato- non può permettersi di affermare falsamente che la legge italiana sull'affido permette l'affidamento di bambini alle coppie omosessuali. Infatti nell'incredibile decisione del tribunale dei minorenni di Bologna, i giudici si sono dovuti inventare che la bimba di tre anni è stata data in affido a due single, a prescindere dal loro rapporto di coppia». Ed ancora: «Quanto poi al suggerimento del Garante sulla necessità di aprire un dibattito per permettere alle coppie gay di adottare bambini, lasci operare il Parlamento e si limiti a rispettare, come è suo dovere, i principi della nostra costituzione e delle nostre leggi a tutela dell'infanzia».