Facebook ci ricasca e censura (nuovamente) un bacio contro l'omofobia


Ormai appare diventata quasi una consuetudine. Dopo il bacio dell'attivista gay e quello dell'uomo che baciava suo marito, è un'altra immagine raffigurante l'amore fra due persone dello stesso sesso ad essere stato ritenuto offensivo dal social network.
L'immagine in questione (che vedete in apertura) era stata pubblicata all'interno della pagina "Have A Gay Day" ma è stata ritenuta così "scabrosa" da Facebook al punto prendere provvedimenti anche verso i quasi 100 membri del gruppo con una sospensione di 30 giorni. Peccato che l'elemento grafico non facesse altro che mostrare un bacio fra due uomini (tratto da una bellissima immagine con i modelli Paul Francis e Levi Poulter) affiancato alla scritta: «Questa immagine ti offende? Hai mai pensato che forse è tua opinione a poter essere offensiva?». Ironia della sorte, la decisione di Facebook appare tale.
Nei casi precedenti sono sempre giunte le scuse tardive del social network (generalmente solo una volta scoppiato lo scandalo) e non è da scartare l'ipotesi che anche in questo caso il clamore mediatico sarà sufficiente a portare la vicenda a chiudersi con quell'epilogo.
Ma a fronte delle decine di gruppi che incitano all'odio e alla violenza (senza che Facebook voglia prendere alcun provvedimento nei loro confronti) o persone che intendono dar vita a bande omofobe che pattuglino le strade italiane (ma che secondo il social network non violano le regole della community), appare incredibile che continuino incessantemente a verificarsi censure a senso unico... quasi come se l'odio fosse incoraggiato al contrario dell'amore.
Ormai abbiamo sentito sino alla nausea le varie scuse sugli algoritmi automatici e sull'impossibilità di prevenire il fenomeno di segnalazioni di massa da parte di gruppi organizzati, ma a fronte del ripetersi di un fenomeno tanto grave, forse gli sviluppatori di Facebook dovrebbero decidersi a correre ai ripari per non divenire un terreno di battaglia di una sanguinosa guerra in cui i più numerosi possano sempre sempre avere la meglio sui diritti delle minoranze.
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